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Arriva il turismo a Chernobyl, e la guida è un’italiana: “Questa è la Pompei dei giorni nostri”

La fotografa modenese ha deciso di partire per Chernobyl per recarsi nella zona di alienazione: un’ex-installazione militare sovietica vicina al reattore nucleare. Lì ha conosciuto tante persone e ha immortalato la vita della “terra malata che aiuta a capire la storia”
A cura di Enrico Galletti
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Chernobyl scoperto in un viaggio turistico organizzato da un'italiana. Sono le coordinate che fanno dell'esperienza organizzata da Francesca Gorzanelli, 39 anni, nata e cresciuta a Vignola, in provincia di Modena, un'esperienza particolare. Lo dice senza mezzi termini, vuoi per enfatizzare la sua passione o per dare adito a quella voglia irrefrenabile di viaggiare che la accompagna da quando era bambina. La mia casa? "È il mondo", risponde senza esitazione a Fanpage.it. È cresciuta in periferia, Francesca, e ha sempre avuto un occhio di riguardo per i luoghi da scoprire, per le piazze sconosciute, per le strade che portano oltre i confini e lasciano spazio all'immaginazione. E una prova di questa sua inclinazione alla scoperta è quella che l'ha portata a organizzare dei viaggi a Chernobyl, per scoprire cos'è davvero la Exclusion Zone (la zona di alienazione: un'ex-installazione militare sovietica vicina al reattore nucleare). È stata lei a portare anche in quelle zone il turismo. L'obiettivo dei viaggi che organizza è uno: dar voce a chi non ce l'ha, far parlare le persone che vivono in questa terra malata e ascoltare le storie dei più piccoli coronando il sogno di aiutare i bambini.

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L'esperienza organizzata da Francesca Gorzanelli, che ha già coinvolto molti visitatori, permettere di vedere da vicino il reattore che nel 1986 causò il disastro nucleare. Lei, per la prima volta, ha realizzato un reportage della città ucraina abbandonata da una trentina di anni. "Sono partita per dare seguito alla mia grande curiosità – ci racconta -. Ho sempre avuto il desiderio di visitare la città fantasma. Così ho colto l'occasione a quattro mani. A Chernobyl ho scoperto un mondo che non conoscevo: è la Pompei dei giorni nostri, ultimo baluardo di una Unione Sovietica che non esiste più. Territori, peraltro, per cui esiste richiesta ufficiale di essere annessi ai patrimoni dell'UNESCO. In quelle zone c'è un mondo che va avanti, che non si piega e non si arrende, nonostante le tantissime creature con danni evidenti al DNA".

Francesca Gorzanelli ricorda bene il disastro scoppiato quando lei era poco più che una bambina. "In casa – racconta – c'era molta apprensione. Mia madre addirittura non mi faceva più uscire". Da questi ricordi nasce il desiderio di toccare con mano una delle pagine di storia più tragiche degli ultimi anni. Dopo il primo viaggio, la fotografa modenese ha deciso di proporre l'esperienza ad altri visitatori. "Ho pensato: ‘Se questo viaggio ha fatto bene a me, perché non portarci altre persone?'". Così ha deciso di organizzare dei viaggi a Chernobyl aperti a tutti, quelli che lei chiama "viaggi nella storia". I primi si sono già concretizzati, e hanno coinvolto gruppi di persone di età diverse, interessate a capirne di più sulla strage dell"86, che continua ad avere ripercussioni sull'oggi. "Poche aspettative e tanti progetti – conclude Gorzanelli tirando le fila delle sue iniziative -. Ma la voglia sempre viva di allargare i propri orizzonti. I viaggi che organizzo piacciono, in molti si sono interessati a questo tipo di attività. Faccio un lavoro che mi piace, che può avere valore anche per gli altri". Viaggiare per scoprire. Per capire la storia, con i suoi resti e le sue memorie. Farlo per allargare i propri orizzonti e per toccare con mano i luoghi della strage.

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