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Argentina, è morta la figlia dell’11enne, costretta al cesareo dopo essere stata abusata

È morta la figlia dell’11enne argentina, costretta a subire un cesareo prematuro dopo essere rimasta incinta del compagno 65enne della nonna, che l’abusava da tempo. La piccola, nata a 25 settimane di gestazione, pesava solo 600 grammi: “Deceduta per complicazioni respiratorie”. Intanto, continuano le polemiche in Sudamerica sulla legge sull’aborto.
A cura di Ida Artiaco
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È morta nel giorno della Festa della Donna la neonata partorita alla fine del mese di febbraio da una 11enne argentina, costretta al cesareo dopo aver subito gli abusi del compagno della nonna. La vicenda aveva fatto il giro del mondo. La ragazzina si era dovuta sottoporre ad un parto cesareo a 25 settimane di gravidanza. Inutili si erano rivelate le richieste di aborto avanzate da lei e da sua madre, entrambe residenti nella provincia di Tucumàn: prima i dottori hanno invocato il loro diritto all'obiezione di coscienza e poi una serie di cavilli burocratici hanno impedito che la piccola potesse abortire nei termine previsti, rimandando la decisione per più di un mese.

Così, si è proceduto con un cesareo prematuro, ma la bimba era troppo debole e piccola per sopravvivere, con peso che sfiorava appena ai 660 grammi. Era il 27 febbraio scorso: dopo poco più di 10 giorni in terapia intensiva è arrivata la notizia della morte della neonata, avvenuta all'ospedale Eva Peròn di Buenos Aires. "Informiamo che, nonostante tutte le cure fornite, la bimba ha sofferto una grave complicazione respiratoria che non le ha lasciato scampo", si legge nel comunicato ufficiale diffuso dai medici del nosocomio.

Intanto continuano le polemiche nel paese sudamericano, con tantissime organizzazioni femministe che hanno accusato il governo locale di aver interferito volutamente. In Argentina, infatti, vi è una legislazione restrittiva in termini di interruzione di gravidanza: qui l'aborto è illegale, a meno che non sia comprovata la violenza sessuale o se la gravidanza mette a rischio la vita della gestante. In caso di trasgressione si rischiano fino a quattro anni di carcere. Le autorità avevano giustificato la loro decisione di procedere al cesareo, e quindi di costringere l'11enne a partorire contro la sua volontà, sostenendo di aver messo in atto "le procedure necessarie per salvare entrambe le vite". La questione è stata sollevata quando la mamma dell'11enne ha denunciato, lo scorso 6 febbraio, che sua figlia era rimasta incinta dopo essere stata abusata da un uomo di 65 anni, compagno della nonna materna, chiedendo che potesse abortire. Ma così non è stato. Intanto l'aggressore, un impiegato del comune in cui vive, è stato arrestato con l'accusa di violenza sessuale aggravata, mentre i medici che hanno proceduto al cesareo sono stati denunciati da un gruppo di avvocati.

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