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Archeologia, a Selinunte trovati resti di 2700 anni fa: “Una megalopoli dell’antichità”

Una campagna di scavi archeologici condotti dall’Università di Camerino nel sito archeologico di Selinunte in Sicilia ha riportato alla luce ambienti naturali e non risalenti a 2700 anni fa.
A cura di Redazione Cultura
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Una campagna di scavi archeologici condotti dall'Università di Camerino nel sito archeologico di Selinunte, in Sicilia, ha riportato alla luce ambienti naturali e non risalenti a 2700 anni fa. Si tratta di tracce sepolte che rimandano alla prima conformazione di Selinunte, individuate grazie a una tecnica avanzata, sviluppatasi dal confronto tra geomorfologia e archeologia, che ci suggerisce nuove interessanti ipotesi relative alla prima fondazione della città greca, nel 650 a.C.. Nell'area delimitata da due fiumi, il Cottone e il Selinus, le riprese con i droni e le simulazioni virtuali consentiranno di ricostruire in 3D la situazione paleo-ambientale risalente alle prime colonizzazioni. Enrico Caruso, direttore del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, soprintendente a interim dei Beni culturali e ambientali di Trapani, ha dichiarato:

Selinunte era la megalopoli della Sicilia occidentale e, per la prima volta, stiamo ricostruendo l'ambiente naturale in cui venne fondata e divenne grandiosa. Certi che la sua forza, rappresentata dai corsi d'acqua e dalle alture che la resero bellissima e potente per poco più di due secoli, fu anche la sua fragilità: la città venne distrutta nel 409 dai Cartaginesi in dieci giorni. Il lavoro avviato con i tecnici dell'Unicam, frutto di un anno di letture e sopralluoghi, promette bene: procedere alla conoscenza degli strati più profondi del terreno su cui i greci decisero di insediarsi, ci permetterà di trovare le soluzioni migliori per perpetuare nel futuro prossimo e anche oltre il patrimonio straordinario di Selinunte

Gli studi condotti a Selinunte hanno consentito di ricostruire quella che doveva essere l'antica linea di riva al tempo della massima espansione della città greca, evidenziando la presenza di due porti ubicati immediatamente ad est e ad ovest dell'Acropoli di Selinunte e confermando alcune ipotesi già formulate dagli archeologi Hulot e Fougères agli inizi del Novecento. Ora la natura potrebbe svelare quello che il tempo sembrava avere cancellato. Come ha raccontato Gilberto Pambianchi, ordinario di Geomorfologia e Geografia Fisica dell'Università di Camerino e presidente nazionale dei geomorfologi italiani, gli scavi hanno permesso di delineare, attraverso indagini di campagna e con la termo-camera, gli ambienti naturali dei primi insediamenti, dunque una realtà non ancora venuta alla luce, ma che si trova sotto:

Siamo riusciti anche ad individuare sul paesaggio alcune tracce, molto probabilmente correlate a terremoti, frane, alluvioni del passato che ora dovremmo inquadrare nel tempo.

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