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Arabia Saudita, decapitato e crocifisso un condannato

Un uomo di nazionalità yemenita, accusato di aver sodomizzato e ucciso un pachistano, è stato decapitato e i suoi resti crocifissi.
A cura di Antonio Palma
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Arabia saudita, decapitato e crocifisso un condannato

Continuano le esecuzioni capitali in Arabia Saudita uno dei paesi dove la pena di morte avviene ancora con terribili e cruenti riti come il taglio della testa con la spada. L'ultimo episodio è avvenuto pochi giorni fa a Jizan, nel sud dell'Arabia saudita, quando un cittadino yemenita è stato decapitato in pubblico e il suo corpo crocifisso secondo la legge islamica. L'uomo, Mohammed Hussein, era stato riconosciuto colpevole dello stupro e dell'omicidio del pachistano Patcheh Said Khan e condannato anche per altri casi di aggressione e stupro. Come ha detto il ministero dell’Interno saudita annunciando l’esecuzione, l’uomo aveva ucciso e sodomizzato un altro maschio ed entrambe le azioni sono punibili con la morte secondo la Sharia. Dall'inizio di quest'anno ci sono già state 28 decapitazioni nel Paese arabo che nel 2012 ha portato a termine 76 condanne a morte spesso con metodi macabri come il taglio della testa criticati pesantemente dalla comunità internazionale. Come denuncia Amnesty International queste esecuzioni spesso seguono processi farsa dove gli imputati son costretti a confessare crimini dietro torture avvenute in carcere.

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