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Aquarius, Medici senza frontiere risponde alle domande su sequestro nave: “Nessun rischio sanitario”

Medici senza frontiere ha pubblicato un rapporto in cui risponde alle principali domande in merito al sequestro della nave Aquarius avvenuto nei giorni scorsi. La procura di Catania ha ordinato il fermo della nave per “presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo”. Ma, assicura Msf, non c’è mai stato alcun rischio sanitario.
A cura di Chiara Caraboni
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Medici senza frontiere ha deciso di rispondere ad alcune domande riguardo alla decisione delle autorità giudiziarie italiane di sequestrare la nave Aquarius per presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo. Con l'intento di togliere i dubbi principali in merito all'accaduto e all'inchiesta, ha spiegato qual è l'accusa che ha imposto il sequestro della barca, quale protocollo è previsto per la gestione dei rifiuti sulle navi dell'Organizzazione e quindi se davvero possono essere considerati fonti di malattie infettive, cosa succede durante uno sbarco. Una sorta di ‘botta e risposta', per ricostruire l'indagine e spiegare perché manca l'oggetto dell'accusa.

L'indagine

Le indagini della procura di Catania e della Guardia di finanza hanno indirizzato l'attenzione su "presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo", puntando il mirino sugli sbarchi nel 2017-2018 di due navi: Aquarius e Prudence. Precisamente, i rifiuti su cui ha condotto l'analisi la procura sono i vestiti usati dei migranti, gli scarti alimentati e i rifiuti provenienti dalle attività mediche a bordo. Secondo l'accusa, questi rifiuti dovevano essere classificati come ‘rifiuti sanitari a rischio infettivo', e quindi gestiti secondo le specifiche norme e procedure previste, che implicano costi più alti per lo smaltimento. Per la procura, la denuncia, "che respingiamo con forza", si legge del documento pubblicato da Medici senza frontiere, è di aver "organizzato un’attività criminale finalizzata al traffico illecito di rifiuti, un’accusa francamente impensabile per un’organizzazione umanitaria come la nostra, che da quasi 50 anni è impegnata a salvare vite nei contesti di crisi di decine di paesi, oggi 72, e che per questo ha ricevuto un Premio Nobel per la Pace. I rifiuti delle nostre navi, compresi i vestiti dei migranti e i loro scarti alimentari, non rappresentano alcun rischio per la salute pubblica. E per la gestione dei rifiuti abbiamo sempre seguito procedure standard basate sui nostri protocolli medici e su regolari contratti con le società autorizzate allo smaltimento dei rifiuti al porto", si difende l'Organizzazione non governativa.

Il cuore dell'accusa della procura di Catania, infatti, è che Medici senza frontiere facesse raccogliere i rifiuti da un'agenzia con un prezzo ridotto, e da questo ricavasse un compenso. Sia il pm che il gip che ha convalidato il sequestro, lo ritengono ingiusto e sufficiente per ordinare, e giustificare, il sequestro delle nave in vista dell'eventuale confisca. "Secondo la procura il costo per lo smaltimento dei rifiuti sanitari è più alto di quello per i rifiuti speciali e avremmo quindi risparmiato 460.000 euro. Può sembrare una cifra relativamente alta. Ma in tre anni di attività in mare abbiamo speso 27 milioni di euro, tutti fondi nostri derivati da donazioni private, per salvare vite in mare, 80.000 in tutto. Sarebbe assurdo pensare che abbiamo messo in piedi un’attività criminale, sotto gli occhi delle autorità, con un così alto rischio legale e reputazionale, per risparmiare una cifra che è pari a meno del 2% del costo totale delle nostre operazioni in mare…", ribadisce però Medici senza frontiere.

Come spiega l'Ong infatti, "a bordo seguiamo gli stessi protocolli medici che utilizziamo in tutti i nostri progetti in 72 paesi del mondo, che prevedono la separazione dei rifiuti medici o potenzialmente pericolosi. Una volta a terra seguiamo le procedure standard, che prevedono la consegna dei rifiuti alla società autorizzata alla gestione dei rifiuti al porto, che li prende in carico e li porta al sito di smaltimento. Il tutto è regolato da trasparenti contratti con gli agenti portuali che si occupano di tutti gli aspetti logistici della nave in porto, e avviene alla luce del giorno a ogni sbarco."

Tutto secondo le regole secondo Msf che specifica: "La gestione dei rifiuti è centrale nelle nostre attività mediche in tutto il mondo perché ci aiuta a prevenire e controllare epidemie come l’ebola, il colera e tante altre. Le procedure che abbiamo seguito in Italia non sono mai state contestate da nessuna autorità competente in tre anni di attività di ricerca e soccorso in mare", ha evidenziato. Anche perché gli sbarchi sono momenti strettamente controllati di collaborazione con le autorità italiane: "La nave arriva in porto, guardia costiera, autorità di polizia e autorità sanitarie salgono a bordo per verificare lo stato generale della nave e le condizioni sanitarie dei passeggeri e successivamente autorizzano lo sbarco. Dopo di questo, i passeggeri vengono affidati alle autorità statali per le procedure di arrivo".

Esiste il rischio sanitario?

Quello che è stato sottolineato dalla procura è proprio l'aspetto medico di questi rifiuti, che potrebbero essere considerati eventuali portatori e trasmettitori di malattie infettive come la scabbia, la pediculosi, le infezioni del tratto respiratorio, la tubercolosi, la meningite, le infezioni del tratto urinario, la sepsi, l'epatite, la polmonite, la varicella e l'HIV.  "La nostra clinica di bordo non è un ospedale per persone malate, ma un’infermeria per persone sopravvissute al mare", ha dichiarato Medici senza frontiere, "la maggior parte dei nostri pazienti presenta ustioni da carburante, ferite dovute al viaggio o alle torture subite in Libia, disidratazione, sintomi da annegamento. Chi ha bisogno di cure specifiche viene evacuato con elicotteri o motovedette della Guardia costiera italiana, ma è molto raro che una persona malata intraprenda un viaggio così lungo e pericoloso", ha specificato.

Naturalmente, ci può essere la possibilità che tra le tante persone aiutate, siano presenti anche alcune malate. Ma questo non significa direttamente e per forza che sia palese un rischio sanitario. "I vestiti, gli scarti alimentari, i rifiuti dei migranti non rappresentano un pericolo per la salute pubblica e non devono essere considerati materiali infettivi e pericolosi di per sé. Non è stato mai riconosciuto alcun rischio sanitario su nessuna nave di soccorso da quando sono iniziate le attività in mare. Se ci fosse davvero stato un rischio, ci auguriamo che ci avrebbero fermato prima, che avrebbero sequestrato i nostri rifiuti, che avrebbero messo in quarantena i siti di smaltimento. Avremmo anche avuto notizia di epidemie diffuse dalle navi o dai siti di smaltimento. Niente di tutto questo è mai successo", si legge nel rapporto.

Entrando ancora di più nello specifico della condizione sanitaria, l'Ong spiega: "La stragrande maggioranza dei nostri pazienti presenta ustioni, ferite, sintomi da disidratazione o annegamento. In due anni di attività abbiamo riscontrato rarissimi casi di malattie specifiche, che hanno ricevuto un primo trattamento a bordo e poi sono stati affidati alle autorità italiane per essere curati in ospedale" e sottolinea chiaramente che "allo stesso tempo non sono malattie che possono diffondersi attraverso indumenti, avanzi di cibo e siti di smaltimento, siano discariche o inceneritori. Meningite e tubercolosi sono infezioni a trasmissione respiratoria, HiV, Epatite B e C, si trasmettono solo per via ematica/sessuale". Poi aggiunge: "Per quelle a trasmissione oro-fecale, come Epatite A ed E, salmonella, quei rifiuti dovrebbero essere ingeriti e masticati. Anche l’acaro della scabbia, malattia della pelle più comune tra i migranti ma curabile con semplici pomate, potrebbe infestare nuovi soggetti solo se quei vestiti venissero indossati, ma tutti i nostri rifiuti finiscono allo smaltimento. Non a caso, i nostri medici non usano guanti né mascherine, nemmeno quando danno il benvenuto a bordo stringendo le mani delle persone soccorse". È evidente quindi che i rischi di contagio non sono inesistenti, ma sicuramente molto limitati.

L'Ong fa un focus infine sullo smaltimenti dei rifiuti medici: "Sulle navi come in tutti i nostri progetti seguiamo precisi protocolli medici per la separazione dei rifiuti sanitari pericolosi". "Una volta a terra consegniamo i rifiuti alla società autorizzata per lo smaltimento dei rifiuti, l’unica che in regime di monopolio gestisce tutti i rifiuti delle navi in porto. Abbiamo visto le siringhe e i materiali medici nelle immagini diffuse dalla procura, ma sono immagini girate a terra, siringhe senza aghi… tante cose che andrebbero accertate prima di sottoscrivere queste pesanti accuse. Abbiamo visto anche altre immagini dove è chiaro che dalla nave scendono scatole di rifiuti medici differenziati", sottolinea.

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