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Approvato il decreto terremoto. Meloni: “Nessun cambiamento, solo prese in giro”

La Camera, con voto bipartisan, ha approvato in via definitiva il decreto terremoto. Previsto lo slittamento di molte scadenze per adempimenti, in particolare fiscali, al 31 dicembre 2018. Sanatoria per casette abusive e piccoli abusi. Sbloccata la ricostruzione delle chieste. Escluse molte richieste dei terremotati.
A cura di Giorgio Tabani
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Il decreto terremoto diventa legge. Con 398 voti a favore, 98 astensioni e nessuno voto contrario la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva – senza nessuna modifica rispetto al testo uscito dal Senato – la conversione del provvedimento a favore delle popolazioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessate dal terremoto del Centro Italia. Hanno votato a favore i deputati del Movimento 5 Stelle e della Lega insieme a quelli del Partito Democratico e di Liberi e Uguali; ad astenersi i gruppi di Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il decreto presentato dal governo Gentiloni prevedeva inizialmente la "proroga e sospensione dei termini" relativi ad una serie di "adempimenti e versamenti tributari e contributivi". Alla fine nel testo definitivo sono entrate anche altre norme, anche se mancano molte delle richieste del Coordinamento dei Comitati Terremoto Centro Italia, come il reddito di cratere, gli incentivi alle assunzioni o la semplificazione burocratica.

Sul fronte fiscale, il rimborso delle tasse sospese inizierà dal gennaio 2019 e avverrà in 60 rate. Prorogato poi lo stato di emergenza per il sisma, che da agosto arriverà fino alla fine dell’anno: 300 milioni di euro sono i fondi stanziati per finanziarlo. Slitta a fine dicembre anche la scadenza per la presentazione dei progetti di riparazione dei danni lievi, che era invece prevista a fine luglio.

Una delle aggiunte fatte al Senato riguarda la sanatoria per le casette abusive costruite autonomamente da circa 1.300 famiglie su terreni privati. La norma ora prevede la non applicabilità delle sanzioni e l’inefficacia delle ordinanze di demolizione e dei sequestri delle strutture provvisorie, fino a quando le abitazioni lesionate non saranno ricostruite. Altri aspetti importanti sono lo sblocco dei lavori di restauro per le circa 3mila chieste danneggiate dal sisma, fermi per un eccesso di burocrazia, e l'approvazione di sanatoria relativa ai piccoli abusi, che in molti casi bloccavano l'inizio della ricostruzione.

Al voto finale ha partecipato il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che ha poi preso parte a una breve conferenza stampa organizzata dal gruppo della Lega. “Ritenevo doveroso essere qua a ringraziare gli amici deputati e senatori che ci permettono di passare anche in questo campo dalle parole ai fatti", ha dichiarato in apertura. "È l'ennesima promessa mantenuta anche se sulle aree terremotate c'è ancora tanto da fare", ha poi aggiunto a margine. In particolare il ministro dell'Interno si è soffermato sulle casette abusive: "Sono molto felice per nonna Peppina, da cui conto di tornare presto, e per le altre migliaia di persone a cui è stata resa giustizia”.

I parlamentari leghisti, fra cui il relatore del provvedimento alla Camera, Tullio Patassini, hanno riconosciuto che "le esigenze delle comunità sono molte altre, ma ci si tornerà con successivi provvedimenti". Critiche poi alle opposizioni, il cui "ostruzionismo rischiava di far decadere il provvedimento". In particolare, hanno spiegato, "non potevamo permetterci di andare oltre una determinata scadenza" sia perché il decreto sarebbe decaduto sia perché occorreva agire sul fronte delle circa 350 cartelle esattoriali arrivate ad aziende dell’Aquila che dopo il sisma del 2009 hanno goduto della sospensione del versamento delle tasse. La Commissione europea ha infatti dichiarato illegali quegli aiuti per il mancato rispetto degli obblighi di notifica da parte del governo italiano, imponendone il recupero immediato. Per il momento è stata approvata una proroga di 60 giorni, con un ordine del giorno che impegna il governo ad andare a negoziare con la Commissione europea per risolvere la questione.

Le opposizioni però non ci stanno: la deputata Stefania Pezzopane, ex presidente della provincia dell'Aquila all'epoca del terremoto, e fra le più combattive in aula, nella sua dichiarazione di voto ha detto: “Votiamo a favore di questo decreto terremoto perché è composto da proroghe importanti di strumenti di intervento varati dal governo Gentiloni. Strumenti che M5s e Lega dicevano di voler smantellare, ma che invece tengono in piedi perché non in grado di fare nulla di meglio e questo nonostante le roboanti promesse della campagna elettorale. In commissione e in Aula, dopo la promessa fatta al Senato di modificare poi il testo alla Camera, da M5s e Lega sono giunti solo e solamente dei No e vaghe promesse di recuperare i contenuti degli emendamenti nel Mille Proroghe e nella Legge di Bilancio".

Si fa sentire anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, che in un video su Twitter esplicita i motivi dell'astensione: "Abbiamo dato battaglia in Aula e continueremo a farlo fino a che non troveremo risposte dal governo, che invece continua ad operare in continuità con quanto fatto dal Pd. Il decreto non rappresenta alcun cambiamento, ma solo una grande presa in giro, non è stata accolta nessuna delle proposte che venivano dal territorio".

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