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Appalti truccati dalla ‘ndrangheta: 10 arresti, nei guai anche funzionari pubblici

Maxi-operazione contro la ‘ndrangheta: i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito dieci fermi e numerose perquisizioni nella provincia di Reggio e in quelle di Roma, Milano, Brescia e Crotone.
A cura di Susanna Picone
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I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito dieci fermi e numerose perquisizioni nella provincia di Reggio e anche in quelle di Roma, Milano, Brescia e Crotone. I reati contestati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria agli indagati sono il concorso esterno in associazione mafiosa, la turbata libertà degli incanti, la truffa aggravata, la corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, l'induzione indebita a dare o promettere utilità, l'intestazione fittizia di beni e l'estorsione aggravata dal metodo mafioso. Tra gli indagati trovano spazio anche alcuni dirigenti e funzionari pubblici e imprenditori. L'inchiesta è nata nel 2013 e ha svelato l'esistenza di un “comitato d'affari”, composto da dirigenti e funzionari pubblici e imprenditori, che era capace di gestire la “macchina amministrativa comunale” nell'interesse della ‘ndrangheta, che riusciva ad aggirare ed eludere la normativa antimafia e orientare la concessione di appalti multimilionari in favore di holding imprenditoriali riconducibili alle cosche.

Sotto sequestro beni per 42 milioni – Nel corso dell’operazione dei Carabinieri sono state anche sequestrate quindici società, con patrimonio aziendale o quote societarie e due esercizi pubblici riconducibili ad alcuni degli indagati, per un valore economico complessivo di quarantadue milioni. Contestata, inoltre, a carico di due società, operanti nel settore della depurazione delle acque e di fornitura di servizio idrico integrato, la responsabilità amministrativa da reato. “Questa è un'altra operazione che ricostruisce le attività di un'associazione segreta, in grado per lungo tempo di condizionare il Comune di Reggio Calabria e le altre istituzioni”, ha spiegato il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho.

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