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Aosta: apre il parco archeologico di Saint Martin de Corléans, la Stonehenge delle Alpi

Il Parco archeologico e il Museo di saint Martin de Corléans raccolgono una delle testimonianze più interessanti della cultura megalitica europea. Una vera e propria Stonehenge nelle Alpi, a metà fra storia, leggenda e magia.
A cura di Federica D'Alfonso
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L'area megalitica di Saint Martin de Corléans
L'area megalitica di Saint Martin de Corléans

Il 24 giugno è stato inaugurato il Parco e Museo Archeologico di Saint Martin de Corléans. Il sito, situato ad Aosta, è una delle più importanti testimonianze della preistoria europea ed è l'unico, insieme a quello di La Thuile, situato nell'Italia nord-occidentale. Sepolto a circa 6 metri di profondità, è riemerso quasi per caso nel 1969, durante dei lavori di scavo per le fondazioni di alcuni condomini: le ricerche successive hanno portato alla luce un sito stratificato, con testimonianze che vanno dal III millennio a.C. all'epoca romana, e con caratteri tipici che fanno di Saint Martin de Corléans una vera e propria Stonehenge delle Alpi.

Cinque “strati” di storia

Il sito pluristratificato di Saint Martin arriva ad una profondità di circa 6 metri, partendo dal Neolitico fino ad arrivare alle necropoli di epoca romana e gallica. Gli archeologi hanno individuato cinque distinte fasi di sviluppo, basate perlopiù sul tipo di struttura rinvenuta: soltanto nel primo ciclo, dall’Età del Rame all’antica Età del Bronzo, quindi dal 3 mila al 1900 a.C. circa, si assiste ad un progressivo passaggio da un esclusivo uso cultuale e cerimoniale delle costruzioni ad un uso anche funerario. Una storia millenaria stratificata, che oggi, grazie a studi approfonditi, tornano visibili al pubblico.

I culti astrali

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La leggenda vuole che nell'area sorgesse la mitica città di Cordelia, appartenente ad una popolazione di origine celtica che abitava la zona e che si credeva direttamente discendente da Ercole. Anche se quest'ipotesi non è mai stata confermata, il sito conserva un fascino unico, legato alla religione e all'astronomia. Esistono numerose testimonianze del culto di Giove in prossimità dei Passi del Piccolo e del Gran San Bernardo, e tracce dei culti di Mercurio, Venere e Marte. Ma è alla Luna che sono dedicati i ritrovamenti più interessanti, fra i quali proprio il sito di Saint Martin.

Uno degli esempi più affascinanti della sacralità che avvolgeva questo luogo, è la posizione di alcuni pali rituali rinvenuti nei primi strati del sito: scavate fin dall'inizio del III millennio a.C., le buche che una volta ospitavano i pali di legno non sono perfettamente allineate, ma nella zona sud-ovest si inclinano verso il profilo di un monte. Questo particolare, che per i meno esperti potrebbe sembrare irrilevante, è invece di estrema importanza: l'orientamento degli scavi segue perfettamente il ciclo lunare, tanto che intorno ai pali sembrano essere state eseguite numerose arature rituali, come testimoniano i resti di teschi di capra.

Il Museo: una discesa nella preistoria

Il percorso espositivo dell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans si configura come una discesa nella preistoria: le passerelle dall’ingresso del museo conducono il visitatore al livello del sito archeologico vero e proprio, a circa 6 metri sotto il livello stradale, in una discesa verso il passato unica nel suo genere. L’itinerario si articola in sei diverse sezioni, che seguono la periodizzazione del sito: dalle arature ai pozzi, attraversando il lungo ambiente dedicato agli allineamenti di pali, si giunge alle stele antropomorfe e alla conclusiva fase delle tombe.

Nel sito sono stati trovati molti reperti, negli anni conservati nel Museo Archeologico Regionale, che oggi trovano collocazione nel percorso museale dell'area archeologica: resti di arature rituali dell'Età del rame, steli antropomorfe di un'epoca successiva, un grande dolmen, allineamenti di pali e pozzi, e lastre antropomorfe di pietra incise e oggetti in vetro e ceramica. Dei giochi di luce riproducono le traiettorie del sole e della luna, esemplificando la funzione profondamente religiosa del luogo, e si possono osservare da vicino anche le macine, gli strumenti per la lavorazione dei metalli, denti umani e testimonianze di pratiche religiose come l’apertura dei crani di esseri viventi a scopi medici o rituali.

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