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Antonio Razzi in Corea del Nord: “Porterò la pace”

Il discusso senatore è partito alla volta di Pyongyang per incontrare il dittatore Kim Jong-Un. Va in missione per conto del governo, nelle vesti di segretario della Commissione Affari esteri. Obiettivo: mettere fine per sempre alla minaccia atomica. I colleghi ironizzano: “Se ci riesci, ti daranno il Nobel per la pace”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il momento è arrivato. L'onorevole Antonio Razzi è volato in Corea del Nord per incontrare il dittatore Kim Jong-Un. Proprio lui, il discusso ex membro dell’Idv di Di Pietro, passato ai Responsabili nel 2010 (insieme a Domenico Scilipoti) per salvare il governo Berlusconi ed oggi segretario della Commissione Esteri. Dopo un lungo lavoro di mediazione con gli ambasciatori delle due Coree – "con loro ho dialogato molto, ora vorrei farli incontrare nella pizzeria Da Mario, a Napoli", disse qualche tempo fa, ora Razzi punta nell'obiettivo in cui ha fallito anche un certo Barack Obama: "Il mio viaggio in Corea del Nord porterà la pace, parlerò con Kim Jong-Un e le tensioni tra il Nord e il Sud scompariranno", promette l'onorevole. Come si sa nei mesi scorsi era esplosa nuovamente la tensione tra Pyongyang e Seul, con in mezzo la comunità internazionale, Usa in testa, a provare a conciliare le parti: per tutta risposta Kim aveva minacciato di puntare i propri missili nucleari contro le coste americane, con tanto di test sul campo.

E' un sogno per me andare in Corea. Un sogno che coltivo da sempre. So tutto della politica estera. Vedrete che le due Coree torneranno unite".“

L'obiettivo dell'ex Responsabile è dunque ambizioso. Tanto che il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli, racconta lo stesso Razzi, quando ha appreso i propositi del suo incarico in Corea ha sorriso: "Se ci riesci, ti daranno il Nobel per la pace". Lui qualche giorno fa ha ammesso il fatto che "qualcuno ha ironizzato" sulla missione "ma forse ci voleva proprio Antonio Razzi per cercare di promuovere un progetto che nelle mie intenzioni dovrebbe portare, perché no, a un ravvicinamento tra i due Paesi, e a una riunificazione, a distanza da quel lontano 1953 quando al termine della guerra si separarono. Far cadere quel “muro”, lungo il 38esimo parallelo, come si è riusciti a buttare giù quello delle due Germanie nel 1989, è ancora un sogno che potrebbe, però, diventare realtà‘.

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