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Anita, morta a 5 mesi senza giustizia: prescritti i reati contestati ai medici

La storia di Anita è quella di una bambina nata all’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia nell’aprile del 2008 e morta cinque mesi dopo. La mamma: “Abbiamo vinto due gradi di giudizio con sentenze schiaccianti, poi il reato di omicidio colposo è stato prescritto per decorrenza dei termini. La Giustizia è stata umiliata”.
A cura di Susanna Picone
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Anita è nata il 14 aprile del 2008 all'ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. È nata al termine di un parto cesareo travagliato e contestato tanto che la bambina ha riportato dei danni neurologici irreversibili che dopo cinque mesi l’hanno portata alla morte. La mamma Anna Maria Macaluso è ricorsa subito alle vie legali per chiedere verità su quanto accaduto in quelle ore nell’ospedale di Reggio. Quello che è successo dopo è stato raccontato dalle cronache locali: il gup ha rinviato a giudizio una ginecologa e un chirurgo, una ostetrica e l’anestesista. Il primo grado si è concluso a Reggio nel giugno 2013: assolti chirurgo e anestesista, ritenute colpevoli ginecologa e ostetrica, condannate a 8 mesi di reclusione, pena sospesa. Il secondo grado nel novembre 2015 in Corte d’Appello a Bologna ha confermato la condanna per ginecologa e ostetrica. Infine il 24 gennaio scorso è arrivata la sentenza della Cassazione, la più amara per la mamma di Anita. Una sentenza che ha chiuso il procedimento penale dichiarando il reato prescritto. A quel punto la donna ha raccontato la sua delusione per quanto accaduto e denunciato come i tempi della giustizia abbiano condotto a questo ultimo verdetto che non dà giustizia a sua figlia.

La lettera della mamma di Anita – La triste storia della piccola Anita e il suo volto hanno trovato spazio anche sulla rubrica di Repubblica di Concita de Gregorio, che ha pubblicato una lettera della mamma della bambina. “Cari idealisti, cari illusi, cari italiani: con amarezza oggi rassegno le dimissioni dal vostro gruppo”, scrive la donna ricordando la storia di sua figlia. “Anita nasce nella notte del 14 Aprile 2008 nell'ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, evoluta e moderna città del profondo nord. Il suo venire al mondo purtroppo è accompagnato da una disastrosa accozzaglia di disattenzione, superficialità e presunzione che provoca i danni neurologici irreversibili che in breve tempo condurranno alla sua morte. La mia battaglia per il riconoscimento di quello che è stato giudicato come reato di omicidio colposo è cominciata una settimana dopo la nascita di Anita. Una settimana dopo quella notte in cui, consapevole e inerme, ho vissuto l'incubo di assistere impotente alle tante imperizie e negligenze commesse dal personale medico e paramedico, impassibile e ottuso alle mie richieste di aiuto”. Scrive ancora di aver ottenuto appunto due sentenze schiaccianti e che alla fine, a seguito del ricorso dei condannati in Cassazione, il 24 gennaio 2017 il reato di omicidio colposo è stato prescritto (e quindi estinto), per decorrenza dei termini. “La Giustizia è stata umiliata da uno strategico e freddo calcolo aritmetico, come accade tante volte in Italia, dove l’impunità è garantita a furbi e potenti, alla faccia degli illusi che in quella Giustizia ancora confidano”, così ancora la mamma di Anita parlando di colpevoli riconosciuti tali in due gradi di giudizio “ma alla fine il reato, e così il sangue di mia figlia, sono stati cancellati da un espediente banale e beffardo”. “Volevo che fosse fatta giustizia. Per tanti anni, e fino alla settimana scorsa, mi sono sentita orgogliosa come mamma e come cittadina italiana. Ora vi saluto”, conclude Anna Maria, che nel frattempo si è separata e ora vive in Spagna.

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