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“Andrea, mio figlio, morto perché lo hanno imbottito di farmaci: ora voglio giustizia”

La denuncia arriva da Ozzano nell’Emilia, un piccolo comune in provincia di Bologna dove, nel 2015, è morto Andrea Villani, un ragazzo di 42 anni che dal 1993 in poi non ha fatto altro che entrare ed uscire dai centri di salute mentale dopo che gli è stata diagnosticata una schizofrenia paranoide.
A cura di Beppe Facchini
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"Ho scritto al presidente della Repubblica e al ministro della giustizia: voglio una risposta". Non si dà ancora pace Mara Valdrè, 63enne ex insegnante di Ozzano dell’Emilia, nel bolognese. Dopo che nel 2015 ha salutato per sempre suo figlio Andrea, all’età di 42 anni, oggi vive circondata da faldoni di documenti, referti medici e denunce con un solo obiettivo: fare luce sulla morte di un ragazzo che per vent'anni non ha fatto altro che assumere farmaci, entrare ed uscire dai centri di salute mentale, vivere ripetutamente l’esperienza dei Tso (alcuni a dire della madre illegali) e tentare persino il suicidio. Prima gettandosi da una finestra, diventando paraplegico, poi ingerendo due flaconi di farmaci e finendo in coma.

Le sue denunce, sia prima che dopo la morte, sono state sempre archiviate. Ma mella vicenda di Andrea, in effetti, diversi passaggi non sembrano tornare. Nell'ordinanza di uno dei trattamenti sanitari obbligatori manca la firma di un secondo medico per la convalida. In un altro è visibile una correzione fatta a mano dall'allora sindaco del paese. E poi i farmaci, talvolta prescritti ad Andrea senza tener conto delle sue precarie condizioni di salute e spesso lasciati in gestione diretta allo stesso ragazzo. "Per me aveva necessità di altre cure" sostiene Mara Valdrè, che adesso, dopo la nuova archiviazione di tutte le sue denunce, si dice pronta a presentare ricorso anche alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. 

"Per me si tratta di omicidio volontario" accusa ancora la madre, denunciando inoltre omissioni e falsificazioni di alcuni documenti ritenuti fondamentali per capire davvero se è stato fatto tutto il possibile per tenere in vita il ragazzo o se qualcuno ha commesso delle leggerezze. Le perizie dei consulenti tecnici, infatti, non avrebbero tenuto conto di importanti documenti forniti dalla signora Valdrè tramite una chiavetta che, in seguito, sarebbe persino scomparsa. "Conteneva le 1.500 pagine del diario di assistenza domiciliare che avevo consegnato, ma non ne hanno mai tenuto conto, prendendo invece per buona solo la versione riportata nella cartella ambulatoriale degli psichiatri".

Imbottito di farmaci, Andrea, che ha vissuto questo lungo calvario a causa di una schizofrenia paranoide, entrando ed uscendo dai centri di salute mentale e continuamente sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori,"non è morto perchè era pazzo -conclude sua madre-, ma perchè gli è scoppiato il cuore".

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