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Svolta storica in Sudan, le mutilazioni genitali femminili diventano reato

Il Sudan dice formalmente basta alle mutilazioni genitali femminili. L’orribile pratica che vede come vittime le bimbe diventa reato nel Paese africano dove è ancora molto diffusa. In Sudan quasi nove donne su dieci sono state sottoposte alla forma più invasiva della pratica, considerata un rito di passaggio obbligato e un pilastro del matrimonio.
A cura di Antonio Palma
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Dopo anni di battaglie, pressioni e campagne di informazione da parte di ong e associazioni umanitarie, il Sudan dice formalmente basta alle mutilazioni genitali femminili. L'orribile pratica che vede come vittime le bimbe, infatti, diventa reato nel Paese africano dove è ancora molto diffusa. Ad annunciare lo storico passo avanti è stato il governo di transizione entrato in carica lo scorso anno. La nuova norma sarà introdotta nel Codice penale con una legge apposita che seguirà i dettami della dichiarazione costituzionale sui diritti e le libertà approvata l'anno scorso. Secondo le nuovi legge, da ora in poi chi esegue una mutilazioni genitale femminili rischia una pena detentiva di tre anni di carcere oltre a una pesante multa.

Nove donne su dieci sono state sottoposte alle mutilazioni genitali

"Questo è un grande passo per il Sudan e il suo nuovo governo", ha affermato Nimco Ali della Five Foundation, un'organizzazione che si batte per la fine delle mutilazioni genitali. In realtà tutti sono ben consapevoli che la messa al bando formale delle pratiche in cui gli attributi genitali femminili esterni sono parzialmente o totalmente rimossi non potrà immediatamente rimuovere usanze ampiamente diffuse per motivi religiosi e sessuali  ma sicuramente la scelta del nuovo esecutivo sudanese è un grandissimo passo avanti. Del resto, come stimano le Nazioni Unite, nel Paese africano quasi nove donne su dieci sono state sottoposte alla forma più invasiva della pratica, l'infibulazione, con conseguenti problemi di salute e sessuali che in alcuni casi possono essere fatali.

Convincere una popolazione dove la pratica è considerata un rito di passaggio obbligato

"La legge aiuterà a proteggere le ragazze da questa pratica barbara e consentirà loro di vivere con dignità", ha affermato Salma Ismail, portavoce locale  dell'Unicef, ma soprattutto "aiuterà a far dire no alle madri che non volevano sottoporre le loro ragazze alla pratica e che finora sentivano di non avere scelta". Ora però bisogna proseguire la battaglia informativa per convincere una popolazione dove spesso la pratica è considerata un rito di passaggio obbligato verso l’essere donna e un pilastro del matrimonio. I molti altri Paesi dove è stata abolita, una grossa fetta delle donne purtroppo continua a essere sottoposta alla pratica. L'obiettivo dello stesso governo sudanese è di riuscire ad eliminare la pratica da gran parte del Sudan entro il 2030.

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