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Garante privacy condanna Rousseau a pagare multa di 50mila euro. M5S: “Soro controlli il Pd”

Per l’Authority la piattaforma Rousseau non garantisce la segretezza e la sicurezza del voto degli iscritti. Per questo ha stabilito una sanzione di 50mila euro l’associazione presieduta da Casaleggio.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Garante per la privacy ha stabilito una sanzione di 50mila euro per la piattaforma Rousseau. Dopo un un'attività ispettiva, al termine di un'istruttoria durata due anni, il Garante ha evidenziato che rimangono "importanti vulnerabilità rispetto alle quali l'Autorità (valutata anche l'urgenza di intervenire su una struttura, come la piattaforma Rousseau, di particolare rilevanza e delicatezza anche sotto il profilo della partecipazione democratica dei cittadini alle scelte politiche) è tenuta ad intervenire attraverso i poteri che le sono attribuiti". Per questo l'autorità ha intimato all'Associazione Movimento 5 Stelle e all'Associazione Rousseau quale responsabile del trattamento di provvedere a risolvere tali criticità. Il voto sulla piattaforma Rousseau sostanzialmente è manipolabile e non sarebbe garantita la segretezza.

Pertanto l'associazione guidata da Davide Casaleggio dovrà completare l'adozione delle misure di auditing informatico; provvedere ad assegnare credenziali di autenticazione ad uso esclusivo di ciascun utente con privilegi amministrativi, entro 10 giorni; attuare entro 120 giorni una rivisitazione complessiva delle iniziative di sicurezza adottate. Infine entro il termine di 60 giorni, dovrà fornire una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, riferita alle funzionalità di e-voting.

"L'infrastruttura tecnologica di Rousseau come abbiamo comunicato nei giorni scorsi è stata potenziata recependo le osservazioni del Garante ed così ha risposto alla domanda di maggiore innovazione e a quella di essere uno strumento all'avanguardia in grado di soddisfare le esigenze degli utenti e delle tante attività che vengono svolte sulla piattaforma". Così ha replicato Enrica Sabatini, una dei soci dell'associazione Rousseau, e braccio destro di Davide Casaleggio.

"Da oltre tre anni avanziamo a Rousseau critiche circostanziate sui buchi connessi alla tecnologia utilizzata, ormai superata (Cms Movable type 4.3) e dei danni potenziali che si creano ai privati che aderiscono alla piattaforma, spesso ignari delle conseguenze sulla privacy – attacca su Facebook Francesco Boccia (Pd) – I rilievi sollevati oggi correttamente dal Garante per la privacy, li abbiamo denunciati in Parlamento per spingere il legislatore ad avere coraggio ma siamo rimasti spesso isolati e inascoltati".

"Sulla rete serve trasparenza e rispetto dei diritti delle persone – ha aggiunto – non possono esistere regole diverse tra la vita online e la vita per strada o offline. Per Rousseau, invece, che ha sposato e difende in pieno l'ideologia delle multinazionali del web, la rete resta una sorta di porto franco in cui vince sempre il più forte o il più furbo".

Come vi abbiamo raccontato in un altro articolo, nella giornata di oggi gli iscritti alla piattaforma Rousseau sono stati chiamati a votare per il secondo turno delle ‘europarlamentarie', per individuare i candidati del Movimento 5 Stelle alle Elezioni Europee del 26 maggio. In questa fase avrebbero dovuto contendersi il posto i dieci candidati di ogni Regione che hanno ottenuto più preferenze al primo turno. Ma come si sono accorti molti attivisti ci sono state delle incongruenze: è stata segnalata una discrepanza tra l'elenco dei primi dieci classificati comunicato subito dopo il primo turno e quello degli ammessi al secondo turno. Sembra che il Movimento 5 Stelle abbia escluso alcuni candidati ‘scelti dagli iscritti' e li avrebbe sostituiti con altri.

Fanpage.it è venuta in possesso di un documento che mostra l'esistenza di un elenco di account fasulli e registrazioni non autorizzate sulla piattaforma Rousseau: un ‘sistema' per gonfiare i voti e farsi eleggere alle Europarlamentarie che sarebbe stato escogitato da un medico campano. Che per questo è stato cacciato dal secondo turno dai vertici del Movimento 5 Stelle.

La replica del M5S sul blog

"Temiamo che ci sia un uso politico del garante della privacy e che possa risentire della sua pregressa appartenenza al Pd. Il garante della privacy dovrebbe tutelare tutti, non solo le persone del suo partito". Così si è difesa l'Associazione Rousseau in un post sul blog delle Stelle. 

"Il garante italiano della privacy è Antonello Soro, un politico italiano del Partito Democratico – è l'attacco che si legge nel post sul blog – È stato il primo presidente del gruppo del Pd alla Camera nel 2007, ed è stato capogruppo del Pd, sempre alla Camera, fino al 2009. Dopo essere stato eletto dai suoi colleghi di partito come componente del Garante della Privacy nel 2012 si è dimesso da parlamentare ed è diventato presidente del massimo organo ‘indipendente' che dovrebbe proteggere i dati personali di tutti gli italiani, senza fare distinzioni politiche". 

E ancora: "Il garante ha mai controllato gli altri partiti? Il suo partito per esempio, del quale è stato presidente e capogruppo è mai stato messo sotto la lente d’ingrandimento? Ha mai controllato le primarie del suo partito? Il modo in cui vengono contati i voti e il modo in cui vengono acquisiti i dati? Le multe che sono state comminate al Pd sono proporzionali a quelle comminate a Rousseau? Il garante della privacy dovrebbe tutelare tutti, non solo le persone del suo partito. Può il garante della privacy essere un esponente politico di un partito? Noi riteniamo di no e non ci sentiamo tutelati in alcuna maniera".

"L'Associazione Rousseau pagherà fino all’ultimo centesimo, nonostante sia stata multata per i problemi di una piattaforma che non è quella attualmente online e che non ha più alcun problema di riservatezza. Ma l’Autorità indipendente che si occupa della protezione dei dati personali non può più essere messa nelle mani di un uomo di partito", concludono.

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