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Le confessioni di Izzo: “Rossella? Facemmo come al Circeo”

“Così l’abbiamo stuprata”. Settanta pagine di verbali di interrogatorio raccolgono la confessione del presunto stupro e omicidio di Rossella Corazzin, la dissettenne bellunese creduta scomparsa per 42 anni. Di un anno fa è la confessione di Angelo Izzo, il mostro del Circeo che ora si accusa di aver preso parte alle sevizie della ragazza. Le sue dichiarazioni sono ora al vaglio della Procura bellunese.
A cura di Angela Marino
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"Era perfetta in quanto vergine, tontolona, insomma, molto semplice da (rapire e stuprare, ndr)". Così Angelo Izzo, il mostro del Circeo parla del sequestro e dello stupro della povera Rossella Corazzin, la ragazza bellunese di diciassette anni scomparsa nel 1975 a Tai di Cadore e il cui omicidio è oggetto delle ultime ‘confessioni' dell'ex pariolino, oggi in carcere per una doppia condanna all'ergastolo. Nelle 70 pagine dei verbali degli interrogatori all'ergastolano c'è il racconto di cosa accadde – secondo Izzo – alla ragazza creduta scomparsa per 42 anni e il cui corpo, nonostante le ultime presunte rivelazioni, non è mai stato ritrovato.

"Facemmo la stessa cosa del Circeo – scrive – il Circeo se lo rilegge alla luce di quanto le ho detto si accorgerà che è esattamente la stessa storia". Il riferimento è alle 36 ore di barbare torture in cui morì la giovanissima Rosaria Lopez e alle quali sopravvisse fingendosi morta l'amica Donatella Colasanti. Le due ragazze erano state attirate con un pretesto e poi sequestrate nella villa di San Felice a Circeo (in provincia di Latina) da Angelo Izzo e i due compagni di scorribande Andrea Ghira e Gianni Guido. Proprio quest'ultimo viene evocato nell'ultima confessione di Izzo come colui che ebbe il ruolo di avvicinare la vittima.

"Questa ragazza con Gianni (Guido ndr) si era vista qualche volta. Credo che non sia successo…ecco se intendiamo un approccio di sesso, credo di no. Però che si erano conosciuti, che Gianni l'aveva un po' corteggiata, insomma, a modo suo. Gianni era un bellissimo ragazzo, tra l' altro". La ragazza, che si trovava in quei giorni d'agosto in vacanza con la famiglia presso la casa di una zia sul Lago Trasimeno sarebbe stata attirata in  auto e poi sequestrata nella villa del medico Francesco Narducci, a lungo sospettato di essere coinvolto nei delitti del mostro di Firenze ."Il rapimento l' hanno fatto penso sul Land Rover ci doveva essere alla guida Marco A., poi ci doveva essere Gianni Guido. Mi hanno raccontato che sono riusciti a farla salire senza problemi. Erano armati comunque". "Questa – continua riferendosi a Rossella – a un certo punto si è agitata, evidentemente ha capito qualche cosa, quando però era già in macchina e quindi erano preoccupati che qualche passante, o qualcuno potesse aver visto qualcosa, cioè, per cui se…la targa del Land Rover era pericoloso insomma. Questa era la questione. Così quando si è agitata l' hanno addormentata col tampone di etere. Comunque se la portarono via. Inizialmente a Perla Verde, dove Giampiero P. aveva un casale dietro Riccione. Era praticamente disabitato, infatti noi ci facemmo pure un omicidio là dentro".

Nella villa avrebbe avuto luogo, secondo il racconto di Izzo, il ‘cerimoniale' con cui i partecipanti davano inizio alle barbare sevizie. "Avviene all' interno di un salone di questa villa, su un grosso tavolo di legno. Serafino D.L. è il gran maestro e davanti a lui ha una specie di spada in mano. Ognuno va là e recita il giuramento dei Templari". Si tratterebbe, secondo quanto dichiarato da Izzo, del rituale degli incappucciati. I partecipanti si fanno un piccolo tagli sui polsi. "Bastava che uscisse qualche goccia di sangue che è mischiata al vino, poi beviamo tutti dalla stessa coppa. Poi uno per volta possediamo la vergine. Non so che fine ha fatto, però sarà morta sicuramente. Il sangue perso dalla ragazza ha sicuramente macchiato il tavolo, un tavolo di legno massiccio ed antico di grandi dimensioni, lungo almeno 3-4 metri". Quel tavolo, sul quale la Procura di Belluno sta indagando per accertarne l'esistenza e individuare le presunte tracce, è l'unico elemento che potrebbe dimostrare la veridicità dei fatti.

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