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Il declino di Nino Pulvirenti: dalla Wind Jet al Calcio Catania

E’ accusato di bancarotta fraudolenta Antonino Pulvirenti, patron del Calcio Catania e presidente di Wind Jet: secondo gli inquirenti, avrebbe eseguito operazioni dolose per occultare le perdite della società.
A cura di Fabio Giuffrida
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Antonino Pulvirenti e egutefano Rantuccio, rispettivamente Presidente e Amministratore delegato di “Wind Jet”sono accusati di bancarotta fraudolenta. Intanto saltano fuori anche altri indagati: un componente del consiglio di amministrazione, il presidente del Collegio sindacale e il commercialista della “Wind Jet” per i quali è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare attività professionali ed imprenditoriali. I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Catania, tra l’altro, stanno procedendo al sequestro preventivo di somme di denaro nei confronti degli indagati, anche su conti in Svizzera, attraverso rogatorie internazionali.

Pulvirenti arrestato: Wind Jet chiude nel 2012

La “Wind Jet” – tra le principali compagnie aeree low cost italiane che trasportava “fino a 3 milioni di passeggeri”nel 2012 ha bloccato le sue attività, a seguito del fallimento della trattativa con “Alitalia”. Nel maggio 2013, nello specifico, la società è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo liquidatorio con un passivo di oltre 238 milioni di euro e con debiti verso l’erario stimati ad oltre 43 milioni. Gli inquirenti hanno eseguito rogatorie internazionali in Lussemburgo, Svizzera, Francia, Regno Unito e Stati Uniti; così si è scoperto che dal 2005 la società di Pulvirenti "non avrebbe dovuto operare sul mercato in ragione delle ingenti perdite accumulate". Il marchio “Wind Jet”, ad esempio, sarebbe stato valorizzato, nel bilancio dell’anno 2005, in 10 milioni di euro (nel 2004 era stato iscritto al bilancio a soli 319 euro, ndr), somma alla quale è stato ceduto – e retrocesso dopo pochi anni – alla società che gestisce supermercati e che fa parte dello stesso gruppo imprenditoriale.

Pulvirenti e la trattativa con Alitalia

Anche nei bilanci degli anni successivi, sarebbero state individuate “artificiose sopravvalutazioni operate con il contributo di società estere” le quali, tramite perizie ritenute “di comodo”, avrebbero gonfiato il valore delle rimanenze di magazzino per oltre 30 milioni di euro. Due imprenditori stranieri, inoltre, avrebbero sopravvalutato, attraverso proprie società estere, dei rottami dell’areo incidentato nel 2010 in fase di atterraggio all’aeroporto di Palermo, valutati oltre 21 milioni di euro a fronte di un valore riconosciuto dalla società assicuratrice di poco più di 600 mila euro.

Nella trattativa – poi fallita – tra Alitalia e Wind Jet, la compagnia di bandiera potrebbe essersi accorta che i bilanci di Wind Jet non fossero poi così regolari: “Non sappiamo se Alitalia avesse notato qualcosa di anomalo, presumiamo che si fossero accorti che non tutto fosse in ordine come speravano” precisano gli inquirenti durante la conferenza stampa in Procura. Il management della compagnia aerea, tra l'altro, avrebbe distratto ingenti somme di denaro (nel momento in cui la società versava in grave crisi di liquidità) verso altre società del gruppo Pulvirenti giustificandole "come restituzione di pagamenti effettuati per contro della Wind Jet e quale pagamento per il riacquisto del marchio".

Pulvirenti accusato anche di frode sportiva

"I creditori hanno perso quasi integralmente i propri crediti così come i passeggeri rimasti senza rimborso precisano i militari. Per Antonino Pulvirenti e Stefano Rantuccio sono stati disposti, nello specifico, gli arresti domiciliari, il divieto temporaneo di esercitare attività professionali e imprenditoriali oltre che il sequestro preventivo di somme di denaro.

Rinviata al prossimo 3 Marzo l'udienza preliminare scaturita dall'inchiesta "I treni del gol", quella in cui il patron del Calcio Catania, Nino Pulvirenti, ha confessato di aver acquistato match calcistici a 100 mila euro per evitare la retrocessione. L'accusa è di associazione a delinquere e frode sportiva; a presentare richiesta di costituzione di parte civile la Federazione Gioco Calcio, Codacons, Codici Onlus, Confconsumatori, Consitalia, Prolegis, la Lega di Serie B e diversi tifosi della squadra rossazzurra.

Le reazioni dopo l'arresto

La replica dei legali di Pulvirenti –  "Il Gruppo Pulvirenti ha sostenuto l'attività della società Wind Jet, negli anni in cui essa è stata operativa, sostenendo rilevanti esborsi economici. E' da escludere nel modo più assoluto che vi siano state condotte distrattive degli amministratori in danno della società Wind Jet" è il commento di Giovanni GrassoFabio Lattanzi, legali di Antonino Pulvirenti, Stefano Rantuccio e Angelo Vitaliti. E ancora: "Con specifico riferimento alle ipotesi di bancarotta per distrazione contestate, dopo l'invito a presentarsi notificato nel mese di luglio 2015, i difensori avevano depositato una memoria corredata da numerosi allegati, al fine di dissipare ogni dubbio in ordine alla correttezza della condotta degli amministratori. Quanto alle contestazioni contabili, già nei mesi scorsi questa difesa aveva depositato una relazione di consulenza tecnica a firma di un noto esperto del settore, nella quale si dimostrava la correttezza dei bilanci considerati e dell'operato degli amministratori di Wind Jet".

La nota del Codacons – L'associazione a tutela dei consumatori, Codacons, proporrà un'azione collettiva "per passeggeri vittime della compagnia Wind Jet affinché possano costituirsi parte offesa nel procedimento". Un passaggio che definiscono "necessario" per avere la possibilità di "richiedere il risarcimento dei danni subiti nel processo penale". Non si esclude che anche Federconsumatori di Catania possa costruirsi parte civile "per ottenere il giusto risarcimento per chi non è riuscito ad ottenere giustizia in prima istanza".

"Sin dall'inizio la Cgil di Catania ritenne che la situazione di Wind Jet fosse compromessa. Le condizioni ci fecero preoccupare per quella che ci appariva quanto meno una leggerezza e una non adeguatezza dei vertici aziendali. Intanto si sono bruciati centinaia di posti di lavoro. Per questo chiediamo ancora una volta chiarezza alla magistratura su quanto accaduto" ha dichiarato Giacomo Rota, segretario generale della Cgil di Catania.

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