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Processo Mills

I pm del processo Mills chiedono l’incostituzionalità della legge ex Cirielli

I pm De Pasquale e Spadaro chiedono l’incostituzionalità della legge che nel 2005 dimezzò i tempi della prescrizione. La stessa legge che sta per salvare Berlusconi nel processo Mills.
A cura di Alfonso Biondi
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I pubblici ministeri Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, rappresentanti dell'accusa nel processo Mills, hanno chiesto alla quarta sezione del Tribunale di Milano di sollevare una questione di incostituzionalità della normativa italiana sulla prescrizione. I pm puntano il dito contro la legge cosiddetta ex Cirielli, a loro dire incompatibile "con gli strumenti europei fatti propri dalla nostra Costituzione, a partire dalla convenzione Ocse sulla corruzione dei pubblici ufficiali stranieri".

LA LEGGE EX CIRIELLI- La cosiddetta ex Cirielli è una legge varata dal governo Berlusconi nel 2005. Si tratta di un provvedimento che ha comportato diverse modifiche al Codice penale italiano e alla legge n. 354/1975, come ad esempio l'aumento delle pene per i recidivi e per i delitti di associazione mafiosa ed usura, ma anche  il dimezzamento dei termini di prescrizione. La legge viene chiamata ex Cirielli dal nome di Edmondo Cirielli che la propose, ma che, a seguito delle modifiche apportate dal Parlamento, non la riconobbe più come sua e decise di votare contro.

DE PASQUALE CONTRO LA "STRATEGIA DEL RITARDO"- La richiesta da parte di Fabio De Pasquale e di Sergio Spadaro è arrivata nell'ambito di un processo a carico di sei manager del gruppo SNAM, nel quale gli alti dirigenti risultato imputati per il reato di corruzione internazionale: sotto le lente d'ingrandimento degli inquirenti erano finite delle presunte tangenti per lo sfruttamento di un giacimento petrolifero nigeriano. Ebbene, proprio oggi la quarta sezione del Tribunale milanese avrebbe dovuto certificare la caduta in prescrizione dei reati, essendo passati 7 anni e mezzo da quando sarebbero stati commessi. De Pasquale ha sottolineato in aula come in questi anni, grazie alla ex Cirielli,  "si è pianificata nei Palazzi di giustizia una strategia del ritardo per impedire che i processi arrivassero a sentenza". Adesso toccherà al Tribunale decidere se inviare o meno gli atti alla Corte Costituzionale.

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