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I nonni “in prestito” per portare serenità nelle famiglie degli altri

L’Auser in Lombardia ha pensato a una rete di “nonni sociali” per le famiglie che non hanno nonni e che si ritrovano in situazioni di “vulnerabilità economica”: nonni “in prestito” che all’interno della comunità decidono di adottare i “nipoti degli altri” in situazione di fragilità.
A cura di Giulio Cavalli
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È una parola bellissimo nonno, dal greco Νόννος (Nónnos) significa "venerabile, puro, santo" e disegna la persona di famiglia che tiene in mano i fili del passato e le speranze del futuro: è la memoria che è viva, parla, scherza, educa e cura. Sam Levenson diceva "i giocattoli più semplici, quelli che anche il bambino più piccolo riesce ad usare, vengono chiamati nonni", la storia ci insegna, in fondo, che ogni generazione si ribella ai propri padri e fa amicizia con i propri nonni.

Deve essere nata da lì l'idea che l'Auser in Lombardia ha avuto quando ha pensato a una rete di "nonni sociali" per le famiglie che non hanno nonni e che si ritrovano in situazioni di "vulnerabilità economica": nonni "in prestito" che all'interno della comunità decidono di adottare i "nipoti degli altri" in situazione di fragilità.

“Il programma riguarda la fascia di età da 0-6 anni, una fase delicata in cui l’apprendimento segna fortemente il carattere dei bambini” spiega Ersilia Brambilla, presidente Auser Lombardia “un periodo dove la presenza di una figura genitoriale segna per sempre la vita futura dei piccoli dunque in parziale assenza dei genitori, diventa ancora più fondamentale la figura dei nonni”. L’iniziativa che sta allargando la sua rete a livello nazionale, prevede anche la possibilità di utilizzare le sedi Auser per accogliere, organizzare momenti di festa e laboratori. Il progetto durerà 3 anni e stima di raggiungere circa 250/300 bambini con le loro rispettive famiglie.

E la notizia mi riporta a quel mondo in cui la casse dirigente è quella che dirige davvero: quelli che prendono per mano i nostri figli portandoli nel mondo, che siano nonni o bidelli (che è una parola talmente piena di memoria che alla fine mi viene di scriverli ancora così) o i maestri. Dirigenti perché portatori sani di un'esperienza che hanno deciso di non tenere solo per sé. Educatori perché hanno già in tasca tutti i segreti per rendere un bambino l'uomo che sarà. Se il PIL fosse il prodotto interno lordo della memoria i nonni, qui da noi, dovrebbero essere coccolati come templi.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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