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Covid 19

Scuole chiuse per Coronavirus, per 7 studenti su 10 le lezioni continuano con la didattica a distanza

Secondo un sondaggio di Skuola.net, che ha intervistato ben 2500 studenti, lo stop alla didattica a causa del Coronavirus non ferma la scuola. Dove gli istituti sono rimasti chiusi dallo scorso 24 febbraio, la maggioranza degli studenti delle scuole secondarie conferma di aver continuato a svolgere attività online: ecco tutti numeri.
A cura di Ida Artiaco
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La nuova frontiera della scuola italiana ai tempi dell'emergenza Coronavirus è la didattica a distanza. Con la chiusura forzata degli istituti in tutte le regioni come misura di contenimento della diffusione dell'epidemia, insegnanti e alunni da una parte all'altra della Penisola si stanno organizzando per poter continuare le lezioni da remoto, sfruttando le opportunità dell'e-learning. Secondo un sondaggio effettuato in questi giorni da Skuola.net, intervistando un campione di 2.500 studenti di medie e superiori, in 7 casi su 10 la scuola si è attrezzata con formule di insegnamento ‘a distanza’. Molto spesso (più di 6 casi su 10) con la partecipazione della maggior parte del corpo docente. Un dato in netto miglioramento rispetto a quanto rilevato nei primi giorni di applicazione dei provvedimenti restrittivi, quando solo 1 studente su 5 aveva ricevuto dalla scuola istruzioni per poter proseguire l’attività didattica a distanza.

Merito anche del Miur che ha dedicato un'intera sezione del proprio sito a webinair di formazione. Laddove l’istituto non è ancora riuscito a partire sono invece i professori che si sono organizzati in autonomia, soprattutto assegnando – via mail o chat – compiti o argomenti da approfondire per restare al passo coi programmi: succede a 3 ragazzi su 4. Un ottimo esempio per le altre regioni che, con l’estensione dello stop alle lezioni frontali in tutta Italia, dovranno dimostrare di essere all’altezza di chi le ha precedute. La maggior parte delle scuole sta utilizzando comunque strumenti che aveva già a disposizione. Per quasi la metà degli studenti lo ‘smart learning’ si sta appoggiando sulle funzionalità avanzate del registro elettronico (classi virtuali, chat collettive, ecc.). Tecnologicamente più evoluto, in media, il 36% (qualcosa in più alle superiori), che ha adottato piattaforme per svolgere lezioni interattive in video-conferenza (come, ad esempio, Microsoft Teams e G Suite, per citare i più diffusi). In genere, le piattaforme più sofisticate vanno di pari passo con l’uso nella quotidianità di tablet e pc personali da parte degli studenti. E dai dati rilevati da Skuola.net a inizio settembre emerge che tale dotazione, al Nord, è ad appannaggio di 1 studente su 3; i conti tornano. Solo il 17% dei ragazzi, infine, sta interagendo con i docenti attraverso sistemi di più semplice utilizzo ma anche più limitanti (mail, chat, social network).

Nonostante ciò, sottolinea sempre Skuola.net, i ragazzi si mostrano dubbiosi sulla bontà di questi metodi. Vada per la situazione d’emergenza, ma per il 54% le lezioni effettuate in classe sono un’altra cosa. Per il 40% degli intervistati seguire da casa è quasi impossibile, troppe distrazioni; per il 25% si capiscono poco le spiegazioni; per il 14% i docenti non sono abituati a interagire in questo modo; un altro 14% sostiene che le valutazioni date potrebbero essere falsate. E poi ci sono quelli che raccontano di professori che, sfruttando il fatto che gli alunni non devono perdere tempo per andare e tornare da scuola, li stanno caricando di compiti; come se la giornata scolastica da remoto durasse più delle 5-6 ore normali.

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