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Cie Ponte Galeria, ritorna la protesta delle “bocche cucite”

Due maghrebini riprendono la protesta delle “bocche cucite” al Cie di Ponte Galeria a Roma: “Condizioni di vita inumane e degradanti”.
A cura di Redazione
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Non si ferma la protesta dei due immigrati, un algerino di 28 anni e un tunisino di 27, al Cie di Ponte Galeria a Roma. I due si sono infatti cuciti le labbra per protestare contro le condizioni di vita ed i tempi di permanenza all'interno della struttura, proprio alla vigilia dell'udienza per la proroga della loro detenzione nel centro di identificazione ed espulsione. La protesta va avanti da ieri e in segno di solidarietà sono molti gli immigrati che hanno deciso di mettere in atto lo sciopero della fame. Stando a quanto riportato da fonti interne al Cie, i due, che hanno piccoli precedenti penali, sarebbero intenzionati a proseguire la protesta almeno fino all'udienza di domani (nella quale si deciderà se adottare per entrambi la procedura di espulsione). Si tratta, come ricorderete, di una protesta molto simile a quella del 21 dicembre scorso (poi parzialmente ripresa nei primi giorni del gennaio di quest'anno), quando una decina di migranti si cucirono le labbra per protestare contro il trattamento subito nel centro di Ponte Galeria e contro la lunghezza dei tempi di permanenza in attesa dei provvedimenti di espulsione.

Vani finora i tentativi di convincerli a desistere, mentre si moltiplicano le voci di solidarietà nei loro confronti. Sulla questione, come riporta l'Ansa, è intervenuto anche il senatore del Partito Democratico Luigi Manconi, da tempo schierato per la chiusura dei Cie: "È assurda la norma che prevede l'espulsione dall'Italia per quegli stranieri che pure hanno scontato interamente la propria pena e pagato il proprio debito con la giustizia italiana […] E non è allo stesso modo accettabile la persistente condizione inumana e degradante, nonostante la buona volontà degli operatori, del trattenimento all'interno dei centri di identificazione ed espulsione".

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