Berlusconi ai suoi: “Se vado in galera fate la rivoluzione”
Torna a parlare Silvio Berlusconi, con un intervento, pronunciato nel corso della manifestazione degli amministratori locali di Forza Italia “Futuro Comune”, nel quale ha toccato soprattutto il tema della riorganizzazione del partito. In primis una (mezza) certezza: il nome Forza Italia non si tocca, perché “è un nome bellissimo”, anche se al Cavaliere non dispiacerebbe nemmeno “Altra Italia”. Poi un progetto: “Nascerà una grande casa della speranza aperta a tutti, a club, comunità, partiti, movimenti, ma senza politici di professione. Con un programma chiaro: meno tasse e meno Stato, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza e più garanzie”. Insomma, nessuna rottamazione ma un cambiamento radicale ed importante, che andrà di pari passo con il lavoro dell’attuale gruppo parlamentare (e in tal senso Berlusconi ha annunciato battaglia sulla legge elettorale, chiedendo che vada cambiato il sistema dei 100 capilista bloccati).
Dall’impegno in Parlamento al giudizio sulle vicende europee il passo è breve, con un paragone che non mancherà di far discutere: “Al G20 di Cannes mi ritrovai nella posizione di Tsipras. Mi dissero “siamo qui per aiutarti a non avere il default”. Il primo giorno mi offrirono 50 miliardi di euro, il secondo 100 miliardi euro. La contropartita era la colonizzazione dell’Italia. Io cercai di spiegare che i nostri conti erano perfettamente in ordine, come poi fu ampiamente dimostrato, e me ne andai. Solo Obama disse “Silvio is right”, “Silvio ha ragione”. Tornai in Italia e trovai che 8 parlamentari avevano messo in crisi il Governo”.
Infine il leader forzista torna sulle sue vicende personali, spiegando le ragioni del suo rinnovato impegno in politica: “Sarebbe facile per me andare da qualche altra parte, ma ho un senso di responsabilità che mi frega e sono qui ad affrontare la sinistra ed i Pm”. E ha chiosato, tra provocazione ed ironia, “io non avendo più nulla rischio di finire in galera e se questo dovesse accadere… io spero che facciate un minimo di rivoluzione”.
