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Altaforte, la casa editrice di CasaPound è fuori dal Salone del Libro

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, accolta la richiesta che la Città di Torino e la Regione Piemonte, soci fondatori del Salone del Libro, hanno invitato all’associazione “Torino, la città del libro”, il Circolo dei Lettori e al Comitato di indirizzo del Salone del Libro che organizzano la manifestazione, per rescindere il contratto con la casa editrice AltaForte.
A cura di Antonio Palma
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Dopo le polemiche dei giorni scorsi, Altaforte, la casa editrice di CasaPound è fuori dal Salone del Libro. La Città di Torino e la Regione Piemonte, soci fondatori del Salone del Libro, infatti in serata hanno chiesto all'associazione "Torino, la città del libro", al Circolo dei lettori e al Comitato di indirizzo del Salone del libro di rescindere il contratto con la casa editrice AltaForte, vicina a Casapound, richiesta che è stata accolta. "Questo alla luce della situazione che si è venuta a creare, che rende impossibile lo svolgimento della lezione agli studenti di Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, e alla forti criticità e preoccupazioni espresse dagli espositori in relazione alla presenza e al posizionamento dello stand di Altaforte" scrivono in un comunicato congiunto Sergio Chiamparino e Chiara Appendino, aggiungendo: "È necessario tutelare il Salone del Libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone".

"Inizialmente abbiamo fatto prevalere le ragioni della contrattualistica privata, ma a fronte di un crescendo di esternazioni fatte dagli animatori del casa editrice Altaforte, alcuni dei quali si definiscono di Casapound, esternazioni che hanno offeso ancora di più io valori attorno a cui si riconosce la comunità del Salone del Libro, abbiamo presentato un esposto in Procura" spiegano nella richiesta comune e Regione, aggiungendo: "A fronte del'esposto son arrivate dichiarazioni ancora più provocatorie da parte degli animatori di Altafoorte. In seguito a tutto questo  Halina Birenbaum ha dichiarato che non avrebbe fatto ingresso al Lingotto e avrebbe tenuto la sua lezione fuori dal Salone arrecando tra l'altro al Salone e alla città un grave danno di immagine. Tra le ragioni di una testimone attiva dell'Olocausto e quelle di Altaforte facciamo prevalere le prime, ricordando che Torino è insignita della medaglia  d'oro al valore Militare per la Resistenza al nazifascismo".

Casapound: "Richiesta assurda, faremo causa"

La notizia ovviamente è stata accolta in malo modo dai diretti interessati che promettono battaglia legale. "È una richiesta assurda, abbiamo pagato lo stand e siamo giustamente al Salone del Libro. Se dovessero rescindere il contratto, faremo causa. E, ovviamente, la vinceremo" ha commentato infatti a caldo Francesco Polacchi, editore di Altaforte, aggiungendo: "Non so perché è stata fatta questa richiesta. Non siamo né razzisti né antisemiti e vogliamo confrontarci con gli altri".

Zerocalcare: "Sono contento, posso tornare al salone"

Dopo la richiesta , lo stesso Nicola Lagioia, direttore del Salone, ha annunciato di aver chiamato Carlo Ginzburg e ZeroCalcare "per dir loro di preparare le valigie e venire a Torino". La notizia è stata accolta con favore proprio  da Zerocalcare che così ha commentato a Fanpage.it: "Sono molto contento perché posso tornare al salone, la decisione di non venire per me era molto amara ma anche l'unica possibile. Credo che il clima e le prese di posizione di tanti e tante in questi giorni abbiano contribuito a l'esito di questa vicenda e spero che servano a non normalizzare più in futuro la presenza dei fascisti in questi contesti. Meno male che per una volta ci portiamo a casa qualcosa".

La presa di posizione di comune  Regione del resto era nell'aria già da giorni visto che la stessa sindaca di Torino Chiara Appendino il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino nei giorni scorsi avevano denunciato la casa editrice Altaforte per apologia del fascismo presentando in Procura un esposto. I due in rappresentanza degli Enti avevano chiesto ai magistrati di valutare "se sussistano i presupposti per rilevare il reato di apologia di fascismo che prevede venga punito chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche".

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