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Almaviva accoglie l’appello del Governo: “Stop al trasferimento dei lavoratori”

Il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, d’accordo con i sindacati, aveva definito la decisione di trasferire 65 lavoratori dal call center di Milano a quello di Rende, in Calabria, “una operazione di licenziamenti mascherati”. Atteso nei prossimi giorni un incontro al Ministero.
A cura di Ida Artiaco
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Almaviva fa retromarcia. L'azienda, tra i leader italiani nell'Information Technology, dopo aver annunciato appena tre giorni fa il trasferimento di 65 lavoratori del call center dalla sede di Milano a quella di Rende, in Calabria, ha deciso lo stop temporaneo dell'operazione, accogliendo di fatto l'appello del ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda. "Consapevoli della complessità della situazione – è annunciato in una nota dell'amministrazione – sospendiamo le misure finora adottate, in attesa dell'incontro in sede ministeriale, previsto nei prossimi giorni, per la necessaria definizione di un'intesa che garantisca l'indispensabile equilibrio del sito produttivo".

Sessantacinque lavoratori del call center di Milano, su un totale di 500, avevano ricevuto lo scorso 11 ottobre la comunicazione dell'immediato trasferimento in Calabria, che sarebbe avvenuto nel giro di qualche settimana e comunque entro l'inizio del prossimo mese di novembre. La società ha spiegato che "il mancato rinnovo del contratto da parte del cliente, peraltro contrariamente ad una consolidata prassi di rinnovo basata sul confronto competitivo, ha determinato per Milano una riduzione pari al 25% delle attività, generando una condizione di esubero del personale e di non equilibrio del centro produttivo. Una condizione che, in assenza di una nuova gara per l'assegnazione delle stesse attività da parte del committente, ha eluso l'applicazione delle clausole sociali a salvaguardia dell'occupazione, previste dalla legge".

A fronte di tale situazione, Almaviva Contact "ha attivato per tempo un confronto responsabile e trasparente con le Rappresentanze Sindacali Aziendali, al fine di identificare un accordo fondato su soluzioni possibili e percorso condiviso". Ma dopo oltre due mesi di colloqui, puntualizza ancora l'azienda, "l'ipotesi di intesa sottoscritta con la maggioranza delle RSU della sede milanese, aveva previsto una serie di misure volte al recupero di efficienze e produttività del centro, senza alcuna iniziativa relativa al costo del lavoro, accompagnate dal ricorso ad un ammortizzatore sociale di breve periodo, diretto alla riconversione e formazione del solo personale in condizione di esubero".

Immediata è stata proprio la protesta dei sindacati, che hanno definito questi trasferimenti come "licenziamenti mascherati ed una rappresaglia dell'azienda dopo la bocciatura di un accordo sulle condizioni di lavoro". Una visione della situazione che è stata condivisa in pieno dal ministro Calenda, che ha chiesto ai responsabili di sospendere quella decisione. Bisognerà ora aspettare un incontro tra le parti con l'obiettivo di cercare soluzioni alternative a quella ipotizzata da Almaviva.

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