Alice, uccisa a 16 anni dall’eroina nei bagni della stazione: “Non era tossicodipendente”
Aveva solo 16 anni e una intera vita davanti a sé Alice Bros, la ragazzina trovata senza vita mercoledì in un bagno della stazione ferroviaria di Udine, probabilmente per una overdose di eroina. Alice, che frequentava il liceo artistico, era uscita come sempre da scuola poco dopo l’una e mezza e aveva deciso di intrattenersi col fidanzatino ma quel maledetto pomeriggio di due giorni fa, insieme al coetaneo, avrebbe deciso di appartarsi per assumere lo stupefacente che le è stato fatale. I due si sono rinchiusi nei servizi igienici degli uomini al primo binario della stazione ferroviaria ed è lì che la vita di Alice si è fermata per sempre poco prima delle 16 di mercoledì. Secondo una prima ricostruzione della polizia, i due sono caduti in un sonno profondo dal quale Alice non si è risvegliata più. Solo quando il ragazzo è rinvenuto, dopo un paio d’ore, ha provato a svegliarla e ha capito che non dava segni di vita.
Sarebbe stato lui in preda al panico a trascinarla fuori dalla toilette per bagnarle la faccia con l’acqua. A notare la scena è stato un passante che ha chiamato subito la Polfer. Nonostante i vari tentativi di rianimarla da parte degli agenti e del personale delle ferrovie intervenuto, per la ragazzina non c'è stato nulla da fare. È toccato agli stessi agenti dare la terribile notizia al padre che era già in stazione perché la stava aspettando per portarla a casa. Una notizia che ha sconvolto l'intera famiglia che non sospettava minimamente che l'adolescente potesse assumere droghe pesanti. "Alice non era un tossicodipendente" ripetono i genitori, cercando di dare un risposta a quanto accaduto.
Per accertare i fatti saranno effettuati l'autopsia e gli accertamenti tossicologici. "Al di là delle indagini, da cui contiamo di scoprire chi abbia ceduto la dose mortale, da dove arrivasse la droga e se fosse stata tagliata male, come cittadino e padre non posso non esprimere sgomento per quanto avvenuto e anche stupore per il fatto che nessuna delle persone che le volevano bene si fosse accorta di niente" ha spiegato al Messaggero Veneto il procuratore, Antonio De Nicolo, concludendo: "I segni esteriori dell’assunzione sono inequivocabili. A meno che quella di mercoledì non fosse stata la prima volta".