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Alessandro e quel bus senza pedana che lo lascia “a piedi” con l’amichetto

Dalla compagnia “Seta”, ad oggi, nessuno si è ancora fatto vivo. E nel frattempo, un sacco di cittadini continuano ad essere privati della libertà di girare dove vogliono, in qualunque momento, senza complicazioni o burocrazie inutili. Che poi, questa storia, ci ricorda che con le risorse economiche un mezzo all’avanguardia si può sempre acquistare, l’empatia no.
A cura di Iacopo Melio
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Alessandro e la mamma Cecilia
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Alessandro ha 14 anni, vive a Roveleto di Cadeo e si sposta in carrozzina a causa della distrofia muscolare di Duchenne che, spesso, lo porta a scontrarsi contro barriere architettoniche e non solo. E così è successo anche qualche settimana fa, durante un viaggio che doveva essere di festa e di piacere, anziché una triste sventura.

Alessandro quest’anno ha iniziato le superiori come tutti i suoi coetanei. Il suo amico Simone, che si è iscritto ad un Istituto diverso dal suo, voleva portare Alessandro a vedere la nuova scuola, l’Istituto alberghiero di Salsomaggiore. Così, Cecilia, mamma di Ale, ha deciso di prendere l’autobus e di perlustrare il percorso da fare, per capirne la reale fattibilità, chiedendo dunque se fosse possibile avere un bus attrezzato con pedana per il giorno stabilito.

Alessandro e Simone
Alessandro e Simone

L’autista, gentilmente, la informa sulla procedura necessaria: Cecilia chiama la “Seta” (la compagnia degli autobus) rilasciando i dati del figlio, compreso indirizzo di casa e numero di telefono, per poi prenotare l’orario della corsa e le fermate sia di salita che di discesa, sia per l’andata che per il ritorno. L’azienda risponde assicurando che non ci sarebbero stati problemi.

Indescrivibile la gioia di Alessandro una volta saputo che il viaggio, un percorso così semplice per molti ma non per una persona in carrozzina (assurdo che ancora oggi non ci siano autobus con pedana “di norma”, per qualunque corsa), si sarebbe potuto fare. Così arriva il giorno fatidico: Cecilia sveglia presto il ragazzino che si prepara in un lampo, entusiasta di poter accompagnare il suo amico a scuola, e tutti e tre arrivano alla fermata del bus, quella di Firenzuola, con i biglietti in mano.

È a questo punto che per i due studenti arriva l’amara sorpresa: il bus ad accoglierli non ha la pedana, bensì dei gradini stretti e inaccessibili. Alessandro piange, la mamma chiede spiegazioni, l’autista chiama il responsabile che, nonostante la parola precedentemente data, si giustifica dicendo che “i mezzi per le corse extraurbane non sono attrezzati”.

“È vergognoso che un para o tetraplegico non possa in autonomia salire e scendere da un mezzo pubblico. – si sfoga Cecilia. – I disabili continuano ad essere trattati da invisibili. Non è giusto Sono persone, esistono, hanno il diritto di vivere. Non sono tollerabili queste discriminazioni. Siamo quasi nel 2020: è inaccettabile che un servizio pubblico non abbia mezzi attrezzati con pedane, se non automatiche quantomeno manuali per permettere la salita e la discesa di chi usa una carrozzina.”

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L’autobus parte senza di loro. Alessandro e Cecilia raggiungeranno la scuola con la loro macchina, precludendosi la possibilità di vivere un pezzo di normalità, come tutti. Dalla compagnia “Seta”, ad oggi, nessuno si è ancora fatto vivo. E nel frattempo, un sacco di cittadini continuano ad essere privati della libertà di girare dove vogliono, in qualunque momento, senza complicazioni o burocrazie inutili. Che poi, questa storia, ci ricorda che con le risorse economiche un mezzo all’avanguardia si può sempre acquistare, l’empatia no.

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Laureato in Scienze Politiche (curriculum in "comunicazione, media e giornalismo"). Racconta le storie degli altri come giornalista, scrittore e attivista per i diritti umani e civili. Vincitore del Premio "Cittadino Europeo" nel 2017, è stato nominato "Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana" da Sergio Mattarella nel 2018.
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