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Agcom ai giornalisti: “Basta con parole di odio e stereotipi che diffondono intolleranza”

L’Autorità per le Comunicazioni approva un regolamento che dice basta alla diffusione di messaggi che incitano all’odio e all’intolleranza nei social network così come nelle testate e nelle trasmissioni televisive. Non si tratta però di censura preventiva: la libertà d’espressione rimane legittima sia per i singoli che per gli editori.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Autorità per le Comunicazioni rafforza il suo impegno contro l'odio online e nei media, approvando un regolamento per i social network, gli editori e le trasmissioni televisive (telegiornali compresi) in cui intima di evitare o togliere qualsiasi espressione di odio che possa assecondare comportamenti violenti o intolleranti. Attraverso molte piattaforme oggi vengono veicolati sempre più messaggi che incoraggiano all'offesa e alla prepotenza: spesso questi attaccano categorie specifiche, come gli immigranti, i rom, gli omosessuali, le donne o i musulmani, dando spazio a luoghi comuni che alimentano questo tipo di retorica, creando un clima diffuso di ostilità.

Per questo, l'Autorità ha deciso di istituire un sistema di monitoraggio che segnali qualsiasi oltraggio alla dignità personale e ai diritti dell'individuo, specialmente se l'affronto è indirizzato ad un minore o comunque ad una persona vulnerabile. Interverrà anche a seguito di denunce da parte di associazioni e organizzazioni. Le piattaforme di contenuti audiovisivi, come ad esempio YouTube, dovranno attivarsi contro i commenti che diffondono odio, mentre ad editori televisivi come la Rai sarà richiesto un ulteriore sforzo nel promuovere la diffusione di parole di inclusione e coesione sociale.

Multe salate a chi diffonde odio e intolleranza

Non si tratta di censura, garantisce l'Autorità, sottolineando la legittimità della libertà d'espressione del singolo così come delle testate giornalistiche. Anche in caso di singola violazione la reazione consisterà in una semplice segnalazione sul portale dell'Autorità, una sorta di ammonimento. Tuttavia, nel momento in cui un episodio di questo tipo si trasformerà in una violazione sistematica, allora potrà essere perseguito. Se la contestazione riguarderà una piattaforma social o un editore, verranno lasciato 15 giorni di tempo per rispondere, mentre nel caso in cui sia coinvolto un giornalista, sarà immediatamente contattato l'Ordine che agirà a seconda di come riterrà opportuno. I poteri dell'Autorità risulteranno nella possibilità di diffidare i soggetti compromessi dal proseguire con il comportamento definito illecito e di imporre sanzioni che vanno dal 2% al 5% del fatturato degli stessi.

Il regolamento porta la firma di Antonio Nicita, commissario dell'Autorità che ormai da anni lavora per contrastare il problema della diffusione di odio e intolleranza tanto online come attraverso i classici canali di comunicazione. Marcello Cardani, presidente dell'Autorità, ha pienamente sottoscritto e appoggiato il progetto, ritenuto oggi più che mai importante anche a causa dell'accusa del Consiglio d'Europa ai media italiani, in cui sarebbe incrementata una retorica di discriminazione.

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