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Afghanistan, attentato durante cerimonia religiosa a Kabul: almeno 50 morti

L’attentato suicida intorno alle 18 di martedì ora locale in una sala usata per matrimoni ma in cui si erano radunate centinaia di persone in occasione di una cerimonia religiosa in memoria del profeta Maometto. Oltre ottanta i feriti tra cui moltissimi i condizioni gravi che potrebbero far lievitare il già tragico bilancio dei morti.
A cura di Antonio Palma
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Ancora sangue morte a Kabul dove almeno 50 persone hanno perso la vita e altre ottanta sono rimaste ferite a seguito dell'ennesimo attentato dinamitardo che oggi ha squassato la capitale  afghana. A renderlo noto è stato lo stesso ministero della sanità afgano come riferisce l'agenzia locale Tolo News. Ad essere preso di mira dagli attentatori questa volta è stato un grosso centro religioso islamico dove si stava tenendo un'affollata cerimonia in memoria del profeta Maometto. L'atto terroristico sarebbe stato portato a termine da un attentatore suicida e rientrerebbe nell'ormai palese lotta tra fondamentalisti e autorità religiose legate al governo del Paese già martoriato da decenni di guerra e dominio talebano. Il kamikaze infatti si è fatto esplodere tra la folla di sunniti che commemoravano l'anniversario della nascita del profeta Maometto in una sala solitamente usata per i matrimoni.

La strage intorno alle 18 di martedì ora locale, le 14 italiane, in una sala situata nel centro della capitale afgana. Secondo la stampa locale, al momento dell'esplosione erano presenti non meno di mille persone e almeno un ventina di feriti sono in condizioni critiche, per questo si teme che il numero delle vittime possa aumentare nelle prossime ore. Per ora l'attacco non è stato rivendicato ma già nel recente passato sia  i Talebani sia gli altri gruppi estremisti islamici legati all'Isis hanno colpito gruppi religiosi che sostengono il governo e luoghi di culto in cui si radunano. Appena nel giugno scorso un'altra strage rivendicata dallo Stato islamico aveva colpito i vertici del clero locale a Kabul che i precedenza avevano condannato pubblicamente il terrorismo.

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