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Aeham Ahmad, il pianista di Yarmouk che suonava sotto le bombe in Siria

Aeham Ahmad è il pianista che ha sfidato le bombe e i terroristi in Siria in nome della sua musica. Il suo è diventato un caso mondiale, una commovente testimonianza di resistenza e fede nell’arte che oggi è anche un libro, “Il pianista di Yarmouk”, edito da La nave di Teseo. L’intervista per Fanpage.it tra le note di un pianoforte.
A cura di Redazione Cultura
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La storia vera, raccontata in prima persona, di Aeham Ahmad, il pianista che ha sfidato le bombe e i terroristi in Siria in nome della sua musica, un caso mondiale, una commovente testimonianza di resistenza e fede nell’arte. È "Il pianista di Yarmouk", edito in Italia da La nave di Teseo, che qualche mese fa ha preso parte, a Napoli, al festival "Il Suono della parola", rassegna a cura di MiNa vagante e prodotta dalla Fondazione Pietà de’ Turchini che prova a unire lo spirito della letteratura a quello della musica, luogo per eccellenza dove andare alla ricerca di quello spazio sacro.

Ai microfoni di Fanpage.it, Aeham Ahmad ha raccontato la sua storia seduto al pianoforte, lontano mille e più miglia da quel pianoforte messo tra le macerie dove ha suonato prima di fuggire. E nel suo libro, edito da La nave di Teseo, il pianista di Yarmouk ci racconta la storia sua e della sua famiglia, profughi da tre generazioni, l’infanzia in una Siria ancora in pace, l’inizio delle rivolte preludio di una guerra terribile, la fuga per la stessa via battuta da migliaia di disperati.

Un lungo e pericoloso viaggio via terra, la drammatica traversata del Mediterraneo, le insidie della rotta balcanica. Da Damasco fino alla nuova vita in Germania, dove ha realizzato il suo sogno di artista e si esibisce nelle più importanti sale concerti, ma è costretto a vivere lontano dalla sua famiglia rimasta in Siria. Allora come oggi, è la musica che gli ha salvato la vita a dargli conforto e infondergli coraggio. Per Fanpage.it, Ahmad si è esibito in un luogo speciale, a Napoli, nella sede della Fondazione Pietà de' Turchini. Dove nel silenzio magico di un luogo "sacro" ha dato vita al racconto, per note e parole, della sua esperienza di vita.

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