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Addio alle sigarette in Vaticano: Papa Francesco ne vieta la vendita dal 2018

Papa Francesco ha deciso di vietare la vendita di sigarette per i dipendenti, i religiosi e i diplomatici in Vaticano. La conferma arriva dal direttore della sala stampa della Santa Sede Greg Burke: “Non vogliamo cooperare con una pratica che danneggia chiaramente la salute delle persone”.
A cura di Stefano Rizzuti
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A partire dal 2018 in Vaticano sarà vietata la vendita di sigarette. Il divieto riguarda i dipendenti, i religiosi e i diplomatici che hanno accesso allo stato Vaticano. La decisione è stata presa da Papa Francesco e confermata dal direttore della sala stampa Greg Burke che ha spiegato: “La Santa Sede non vuole cooperare con una pratica che danneggia chiaramente la salute delle persone”. La notizia era stata anticipata dall’agenzia di stampa argentina Telam e dal Wall Street Journal.

Il Vaticano spiega ancora: “Le sigarette, vendute a dipendenti e pensionati del Vaticano ad un prezzo scontato, erano fonte di reddito per la Santa Sede. Tuttavia, nessun profitto può essere legittimo se mette a rischio la vita delle persone”. Burke si basa sui dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità secondo cui il fumo, ogni anno, è la causa di più di sette milioni di morti in tutto il mondo. Finora i dipendenti e le persone che hanno accesso al Vaticano potevano comprare le sigarette a prezzi scontati all’interno dello stato pontificio.

Una delle preoccupazioni della Santa Sede può derivare dal calo di entrate che si avrà in seguito a questa scelta. Nel 2015 la Cosea, la Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione economico-amministrativa, chiese al alcune società di revisori di verificare le attività commerciali vaticane. Nel 2013, invece, Ernst&Young fece un rapporto dettagliato nel quale mise a nudo i guadagni del triennio che va dal 2010 al 2012, specificando i costi di ogni servizio. Secondo questo rapporto, la vendita di sigarette era la seconda più ingente fonte di guadagno per il dipartimento dei servizi economici. Si parla di cifre intorno ai 10 milioni di euro l’anno.

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