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Addio all’ex vicebrigadiere Gaetano Luppino, contaminato dall’uranio impoverito in missione

Era stato dichiarato inidoneo e congedato per la malattia ma il Ministero non gli aveva riconosciuto la causa di servizio.
A cura di Antonio Palma
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Dopo una lunga e dura battaglia contro la malattia, si è spento nelle scorse ore Gaetano Luppino, l’ex sottufficiale dei carabinieri da tempo malato dopo essere rimasto contaminato dall’uranio impoverito nel corso delle sue missioni in Bosnia e Kosovo. Dopo una durissima battigia legale col ministero della Difesa che non voleva riconoscergli la causa di servizio, l'ex militare  aspettava ancora il risarcimento dei danni. L'allora vice brigadiere dei carabinieri scoprì di avere un melanoma metastatico nodulare infiltrante nel 2008, circa cinque anni dopo il suo ritorno dalle missioni nei Balcani. Da allora Luppino, che abitava a Savona, si era sottoposto a diversi interventi chirurgici e un ciclo di chemioterapia.

Un lungo calvario che lo aveva portato a perdere pancreas, parte dello Stomaco e del Fegato e infine per questo dichiarato non più idoneo al servizio militare e messo in congedo. "Sono stato abbandonato, trattato come un appestato e mi sono ritrovato dall'oggi al domani in mezzo a una strada dopo essermi arruolato a 17 anni", disse Luppino in una intervista. Il carabiniere infatti aveva dovuto rivolgersi al giudice del lavoro con un ricorso contro la decisione del ministero che aveva respinto la sua domanda e non aveva riconosciuto l’indennizzo previsto per militari e civili che si sono ammalati dopo essersi esposti a "particelle pesanti".

In primo grado il giudice del tribunale di Savona gli aveva dato ragione condannando il ministero a pagare un indennizzo in 150 mila euro ai quali dovevano essere aggiunti gli interessi maturati dal momento in cui il carabiniere aveva presentato la domanda. La perizia infatti aveva stabilito che "è altamente probabile il nesso di causalità tra l’esposizione all’uranio impoverito e il tumore". Nel 2014 anche la corte di Appello aveva dato ragione al carabiniere, confermando la sentenza di primo grado. Il Ministero però era ricorso in Cassazione. "La pubblica amministrazione si è dimostrata peggiore del cancro", si era sfogato l'ex militare.

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