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Addio al pagamento dello stipendio in contanti: cosa cambia per i lavoratori con le nuove norme

A partire dal primo luglio non sarà più possibile per i datori di lavoro pagare i lavoratori in contanti: sarà ammesso solo il pagamento tramite strumenti tracciabili, come assegni e bonifici. Ecco quali sono le categorie di lavoratori che non potranno essere più pagate in contanti e come potranno ricevere lo stipendio.
A cura di Stefano Rizzuti
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Da domenica primo luglio i datori di lavoro non potranno più pagare in contanti i lavoratori dipendenti e i collaboratori. Il divieto entra a tutti gli effetti in vigore lunedì 2 luglio: a partire da questo mese, quindi, i lavoratori dovranno ricevere lo stipendio o tramite bonifico o tramite assegno. Saranno validi solo mezzi di pagamento che garantiscano la tracciabilità del movimento. Tra le altre possibilità c’è anche quella del pagamento in contanti ma solamente attraverso uno sportello bancario o postale: viene eliminata la possibilità di passare direttamente i soldi dalle mani del datore di lavoro a quelle del lavoratore. Il divieto viene istituito indipendentemente dalla somma di denaro pagata, come previsto dalle legge di Bilancio 2018 che ha introdotto il nuovo obbligo.

Per quali lavoratori vale il divieto di pagare in contanti

Il divieto non riguarda solo il lavoro dipendente (a tempo determinato, indeterminato o part-time) ma anche i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. Quindi sono coinvolti anche i Co.co.co e i contratti stipulati dalle cooperative. Vengono escluse le prestazioni di tipo occasionale e i rapporti di lavoro con le pubbliche amministrazioni (ma in questo caso esiste un limite di mille euro in vigore dal 2011), oltre alle borse di studio. Non rientra nel nuovo obbligo neanche il lavoro riguardante i servizi familiari e domestici: le colf, in sostanza, possono ancora essere pagate in contanti, pur rimanendo consigliato il pagamento tracciabile.

Le sanzioni e gli obiettivi della norma

Nel caso in cui non venga rispettato il nuovo obbligo non è neanche sufficiente utilizzare la sottoscrizione della busta paga da parte del lavoratore come prova dell’avvenuto pagamento. Chi non rispetta queste nuove regole va incontro a una sanzione che va dai mille ai 5mila euro.

L’obiettivo della norma è fare in modo che si eviti la prassi per cui il datore di lavoro consegna al lavoratore uno stipendio inferiore rispetto ai limiti previsti dalla contrattazione collettiva. Fino a questo momento il datore di lavoro poteva dare un importo ridotto pretendendo che il dipendente firmasse la busta paga a importo pieno, pur ricevendo una cifra inferiore. Ora non è più possibile.

Le norme sull’uso dei contanti

Per quanto riguarda i pagamenti in contanti al di fuori dei rapporti di lavoro, la materia è disciplinata dalle norme antiriciclaggio che prevedono il divieto di trasferire denaro in contanti ad altri soggetti per importi uguali o superiori ai 3mila euro. La disciplina sul tema potrebbe però cambiare con il nuovo governo, come già annunciato da alcuni componenti dell'esecutivo. Un’altra norma riguarda invece le pensioni per importi superiori ai mille euro: dal 2012 devono essere obbligatoriamente accreditate su conto corrente bancario o postale o su libretti postali o carte prepagate.

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