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Adan, profugo iracheno, muore a 13 anni: era stato respinto dalla Svezia e rifiutato da Bolzano

Il ragazzino iracheno, affetto da distrofia muscolare, era arrivato alcuni giorni fa a Bolzano dopo essere stato respinto dalla Svezia: la città non gli ha garantito una degna accoglienza e le sue condizioni sono peggiorate dopo un incidente. E’ morto tra sabato e domenica in seguito a un’infezione.
A cura di Davide Falcioni
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Un ragazzo disabile di 13 anni e originario dell'Iraq è morto nell'ospedale di Bolzano a causa di un'infezione seguita a una caduta. A riferirlo le associazioni Antenne Migranti e Sos Bozen, spiegando che il bambino, ricoverato una prima volta per dolori e difficoltà respiratorie, e la sua famiglia, erano stati respinti dalla Svezia e non erano stati accolti dalla Provincia a causa di una circolare che esclude dai beneficiari dell'accoglienza i migranti non assegnati dal ministero dell'Interno.

Il giovanissimo da tempo era costretto su una sedia a rotelle a causa di distrofia muscolare. Insieme ai genitori e ai suoi tre fratelli era fuggito da Kirkuk – città irachena a 250 chilometri da Bagdad – due anni fa ed era arrivato in Svezia. Dopo un'attesa durata due anni, il paese scandinavo ha rifiutato la richiesta di protezione internazionale avanzata da tutta la famiglia, costretta a quel punto a scegliere tra due opzioni: l'espulsione oppure l'allontanamento volontario dalla Svezia. La seconda opportunità ha avuto la meglio e, dopo un viaggio in treno,  il primo ottobre la famiglia è giunta a Bolzano.

Per Adan e la famiglia nessuna accoglienza degna

Per Adan si sono subito aperte le porte dell'ospedale: il 13enne infatti aveva bisogno di essere ricoverato perché aveva problemi respiratori e dolori in tutto il corpo. Per il resto della famiglia, tuttavia, non è stato possibile trovare nessun posto. Secondo Sos Bozen le istituzioni sollecitate, solo verbalmente, sull'emergenza che vivevano gli iracheni, hanno chiuso le porte in virtù di una norma adottata in provincia di Bolzano – la circolare Critelli – che nega l'accoglienza, anche temporanea, dei profughi vulnerabili se, prima di arrivare sul territorio provinciale, hanno attraversato altri paesi dove avrebbero potuto chiedere asilo politico.

Per la famiglia è quindi iniziato un vero e proprio calvario. Adan, nel frattempo dimesso dall'ospedale, è stato costretto a dormire insieme al padre sul pavimento di una struttura adibita a centro giovanile, mentre gli altri membri della famiglia si sono arrangiati in hotel o altri alloggi di fortuna, trascorrendo le ore diurne in un parco vicino alla stazione ferroviaria. Una situazione evidentemente non ottimale per un bambino straniero e per di più disabile: il 13enne infatti è stato ricoverato di nuovo il 6 ottobre, dopo una caduta nel tragitto tra la questura – dove avevano potuto finalmente formalizzare la richiesta di protezione internazionale – e la mensa della Caritas. Le sue condizioni sono precipitate il giorno dopo a causa di un'infezione.

Adan è morto nella notte tra sabato e domenica, dopo essere stato trasferito in rianimazione. Probabilmente il decesso sarebbe stato facilmente scongiurato, se il giovanissimo fosse stato accolto con rispetto e dignità.

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