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“Abusò di un ragazzino di 15 anni”, chiesti tre anni di carcere per ex parroco di Pescara

Don Vito Cantò, ex parroco della chiesa di San Camillo De Lellis di Villa Raspa di Spoltore (Pescara), avrebbe abusato di un minore tra l’estate del 2011 e quella del 2012. La presunta vittima degli abusi all’epoca dei fatti aveva quindici anni. L’accusa ha chiesto per il religioso tre anni di reclusione.
A cura di Susanna Picone
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Tre anni di reclusione. È la richiesta avanzata dall’accusa per don Vito Cantò, ex parroco della chiesa di San Camillo De Lellis di Villa Raspa di Spoltore (Pescara), accusato di abusi di natura sessuale nei confronti di un ragazzo che all'epoca dei fatti era minorenne. La pena per don Vito è stata chiesta dal pm Salvatore Campochiaro davanti al tribunale collegiale di Pescara. L’ex parroco è a processo con rito abbreviato. Secondo quanto ricostruiscono i quotidiani locali, il religioso avrebbe abusato di un minore tra l'estate del 2011 e quella del 2012. Nel 2013, sulla base delle segnalazioni ricevute, il vescovo di Pescara decise di sospendere cautelativamente don Cantò, che lasciò la parrocchia. L’anno successivo iniziò il processo canonico mentre i genitori della presunta vittima si rivolsero alla magistratura ordinaria. Il ragazzo, all’epoca quindicenne, frequentava la chiesa di Spoltore e solo a distanza di tempo dai fatti si è confidato con i familiari.

Già dichiarato colpevole da un tribunale ecclesiastico – Il processo canonico si chiuse con una condanna di divieto perpetuo a svolgere attività parrocchiali con minori, la sospensione per tre anni dal ministero sacerdotale, l'obbligo di dimora per cinque anni, all'interno di un monastero di Roma, al fine di condurre una vita di preghiera e di penitenza, e la prescrizione di un percorso psicoterapeutico. Alla richiesta dell'accusa si è associato il legale di parte civile che chiede il riconoscimento della piena responsabilità dell'ex parroco. La difesa invece ha insistito nell'affermazione del principio del “ne bis in idem”, in base al quale l'imputato, già dichiarato colpevole da un tribunale ecclesiastico, non può essere condannato due volte per lo stesso reato. Il legale di parte civile e il difensore dell’imputato hanno presentato delle memorie difensive e l'udienza è stata aggiornata al prossimo 14 giugno per la sentenza.

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