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A Milano l’archeologia incontra la natura: torna alla luce il Colosseo dell’antica Mediolanum

I reperti archeologici si fonderanno con le piante e la vegetazione: è in questo modo che Milano vedrà tornare alla luce uno dei monumenti più importanti dell’antichità, l’anfiteatro romano. Un enorme parco di 100 mila metri quadrati che restituirà la grandiosità di quello che, nei primi secoli dopo Cristo, era il più importante anfiteatro dopo il Colosseo.
A cura di Federica D'Alfonso
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La zona di Porta Ticinese a Milano, vicino alla quale sorgeva l'antico anfiteatro romano.
La zona di Porta Ticinese a Milano, vicino alla quale sorgeva l'antico anfiteatro romano.

Un "amphitheatrum naturae": è con questa significativa espressione che la Soprintendenza e il Comune di Milano hanno annunciato i lavori di restauro e la riapertura dell’importante, ma quasi dimenticato, anfiteatro di epoca romana della città. Un progetto affascinante che unirà archeologia e natura per far rivivere uno dei luoghi simbolo della romana Mediolanum: un luogo oggi pressoché dimenticato ma che, nei tempi antichi, era uno dei più famosi e celebri dell’Impero.

L’anfiteatro di Milano: il più importante dopo il Colosseo

La città di Milano ha rappresentato per secoli il centro di un impero vasto ed estremamente variegato dal punto di vista culturale: a partire dal VI secolo a. C. furono i Celti ad abitare quella che all’epoca veniva chiamata Medhelan, e successivamente, con i romani, la città si trasformò una delle più importanti del nord Italia tanto da divenire, fra III e V secolo d. C., capitale dell’Impero romano d’Occidente. Ed è proprio nei primi secoli della nuova colonizzazione romana che, nella zona di Porta Ticinese, venne edificato il terzo anfiteatro più grande dell’Impero: con una capienza di 20 mila spettatori e un’altezza di 38 metri, l’arena milanese è la terza per grandezza dopo il Colosseo e l’anfiteatro di Capua, più importante ancora della più celebre Arena di Verona.

La sua costruzione risalirebbe agli anni a cavallo fra il II e il III secolo, e la sua importanza simbolica per la città rimase tale anche nel periodo delle prime predicazioni cristiane: questo luogo compare, infatti, in numerose cronache come quella di Paolino, biografo di Sant'Ambrogio, che racconta dei terribili spettacoli di venationes (i celebri combattimenti con le bestie feroci che tanto piacevano agli antichi) che da lì a poco verranno vietati dalle autorità religiose cristiane.

Fu forse proprio per questo motivo, ovvero l’affermarsi di un nuovo culto che guardava con disprezzo agli usi romani, che l’anfiteatro di Mediolanum venne gradualmente ma inesorabilmente abbandonato e dimenticato: gran parte dei marmi e delle pietre utilizzate per la sua costruzione vennero prelevate e reimpiegate per l’edificazione della basilica di San Lorenzo. Per fortuna alcuni resti sono sopravvissuti alle spoliazioni, alle invasioni barbariche e al tempo: alcuni reperti sono oggi conservati presso il Museo Antiquarium Alda Levi.

L’amphitheatrum naturae: l’archeologia si colora di verde

Nel 2019, dopo secoli, la magnificenza dell’antica costruzione tornerà a rivivere ma in un modo molto particolare: al posto delle mura di marmo e dell’arena sorgerà un parco di 100 mila metri quadrati. È questo il progetto che restituirà ai milanesi uno dei monumenti simbolo del suo passato romano: sarà il verde delle piante e degli alberi a ricostruire, ricalcando perfettamente l’impianto originario dell’anfiteatro, quello che anticamente doveva essere uno dei luoghi più frequentati e apprezzati dagli abitanti di Mediolanum.

Molte delle pietre e dei materiali che componevano la struttura originaria sono andati perduti a causa dei saccheggi e dell’usanza, diffusa a partire dal V secolo d. C., di reimpiegare le pietre dei templi pagani per costruire basiliche e monumenti alla cristianità. Ed è grazie a questa nuova forma di “archeologia green” che oggi è comunque possibile pensare di ricostruire un monumento importante come l’anfiteatro romano di Milano: l’intero parco archeologico diventerà naturale, fondendo la struttura originaria con la vegetazione e creando un percorso di visita unico nel suo genere.

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