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Bari, il killer di Santa Scorese ritorna dopo 32 anni e tormenta la sorella: “Fatela rinascere”

L’omicidio della 23enne Santa Scorese nel ’91 nel Barese. Il suo assassino Giuseppe Di Mauro è tornato a tormentare la famiglia della giovane, arrivando a chiedere loro di clonarla. Il giudice ne ha disposto i domiciliari in una rsa.
A cura di Biagio Chiariello
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 Nel 1991 Giuseppe Di Mauro uccise la 23enne Santa Scorese mentre rientrava a casa, a Palo del Colle, nel Barese, al culmine di tre anni di stalking. Trentadue anni dopo si è ripresentato per tormentare Rosa Maria Scorese, oggi 59enne, sorella della vittima, con lettere e messaggi deliranti.

Le molestie pare siano iniziate a giugno dell’anno scorso quando Di Mauro avrebbe inviato una missiva a una cugina di Rosa Maria, sua omonima, nella quale, come sottolinea la Gazzetta del Mezzogiorno, il 64enne ammetteva la sua ossessione per Santa. Inoltre avrebbe sottolineato di averla uccisa con 4 coltellate e se Santa lo avesse pregato di non ucciderla, lui non sarebbe diventato un killer. Dopo avrebbe cercato di contattarla sui social.

Ma ciò che più ha creato inquietudine e sgomento è stata la richiesta da parte di Di Mauro di far “rinascere” Santa con la maternità surrogata in una presunta clinica USA.

L'uomo si è poi trasferito da Bolzano in una Rsa di Cassano delle Murge, poco distante da Palo del Colle. Dopo la denuncia di Rosa Maria Scorese, sono cominciate le indagini che hanno fatto emergere come Giuseppe Di Mauro, dopo tanti anni dall’omicidio, non si fosse mai pentito di aver ucciso quella giovane di soli 23enne, ma anzi a distanza di tanti anni sottolineava un atteggiamento "morboso e ossessivo"nei confronti della sorella.

All'epoca dei fatti, Di Mauro aveva palesato dei problemi psichiatrici e per questo la condanna fu il ricovero in un manicomio giudiziario fino alla libertà vigilata. Oggi, con il percorso riabilitativo si esclude possa non essere in grado di intendere e di volere.

Anche per questo motivo, lo scorso 16 marzo il gip di Bari ne ha disposto i domiciliari nella stessa rsa in cui è ospite, con divieto di comunicare con soggetti diversi dagli altri pazienti e di utilizzare computer o telefoni. Gli è stato inoltre applicato il braccialetto elettronico. Nel caso in cui dovesse non seguire le direttive, la pena sarebbe la carcerazione.

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