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Partorisce in casa dopo 30 ore di travaglio: neonato nasce morto. Chiesta sospensione ostetriche

Il dramma è avvenuto lo scorso novembre a Rimini. I genitori del piccolo volevano farlo nascere in casa e si erano fatti assistere da due ostetrice private, ora finite sotto accusa: “Non hanno rispettato il protocollo”.
A cura di Biagio Chiariello
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Lo scorso 5 novembre il piccolo Alessandro è arrivato praticamente morto all'Ospedale Infermi di Rimini, dopo essere venuto al mondo dopo 30 ore di travaglio in casa. Il suo corpicino è stato seppellito pochi giorni fa dopo il nullaosta della Procura locale. Ed ora i genitori – lei 34enne, lui 40 – pretendono giustizia. Secondo il loro legale, ci sarebbero state delle irregolarità e leggerezze commesse durante il lungo travaglio.

E il dito è puntato in particolare nei confronti delle due ostetriche private –  una 45enne di Faenza e una 27enne di Rimini – che hanno assistito la puerpera. Per la difesa dei genitori, questo è un caso classico di "violenza ostetrica”.

Vanno sospese”, secondo la denuncia per omicidio colposo, lesioni colpose e falso ideologico in atto pubblico, presentata dall'avvocato Piero Venturi del Foro di Rimini a difesa dei familiari di Alessandro.

Inizialmente il parto sembrava potesse essere portato a termine senza problemi. Gravidanza certificata nella norma, anche se il bimbo era di oltre 4 chili e mezzo, nulla osta rilasciato dall'Ausl per il parto in casa, salute della puerpera e del feto nella norma. I problemi sono insorti quando la mamma è entrata in travaglio; tra il 3 e il 4 novembre del 2022, si sono rotte le acque, ma solo una delle due ostetriche è arrivata in casa e due ore dopo la telefonata.

La donna è stata tenuta in casa per oltre 30 ore nonostante il marito avesse proposto di portarla in ospedale, preoccupato dalla situazione: le due ostetriche avrebbero però insistito affinchè la partoriente restasse a casa, seguendo i loro consigli. Solo alle 6.30 del 6 novembre, è stata portata in ospedale, nel reparto di  ginecologia in auto, violando il protocollo che richiedeva l'intervento dell'ambulanza.

Ora era tardi. Secondo la denuncia dei due genitori sarebbe stato proprio il procrastinare delle due ostetriche, la principale causa del piccolo, bloccato nel condotto uterino e sopraggiunto per soffocamento.

“Ci si deve domandare se un arrivo in ospedale più tempestivo avrebbe portato a un esito diverso”, precisa l’avvocato Venturi, che nella denuncia sporta ha evidenziato anche “importanti discrasie tra la cartella ostetrica in cui erano state iscritte tutte le operazioni compiute nel corso del travaglio (cartella dimenticata a casa della coppia, ndr) e quella compilata sul momento in ospedale”.

Diversa la versione fornita dalle due ostetriche, che anzitutto ribadiscono di aver agito rispettando le procedure; inoltre, sostengono, non c’era nulla che potesse far ipotizzare una situazione di emergenza tale da richiedere un trasporto immediato in pronto soccorso.

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