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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Che fine ha fatto la riforma del reddito di cittadinanza promessa da Giorgia Meloni

Della riforma del reddito di cittadinanza promessa dal governo Meloni si sono perse le tracce: il ministero non risponde e i sindacati non sono stati convocati. Non si sa cosa ne sarà dei percettori occupabili da fine luglio, né di come potrà essere organizzata la nuova misura per tutti gli altri dal 2024.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il reddito di cittadinanza sarà cancellato e sostituito da uno strumento che tuteli chi ha bisogno ma non può lavorare. L'obiettivo di Giorgia Meloni, rispetto alla politica di sostegno al reddito, è stato questo fin dalla campagna elettorale della scorsa estate. Nel frattempo è stata approvata la prima legge di Bilancio del suo governo, alla fine di dicembre, in cui viene sostanzialmente smantellata la misura che per anni ha diviso l'Italia e la politica. Quella modifica, però, doveva essere solo il punto di partenza per arrivare a una riforma strutturale del reddito di cittadinanza, promessa da Meloni ma soprattutto dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone.

Cosa dice Meloni sulla riforma del reddito di cittadinanza

Nei giorni scorsi Meloni è tornata ad attaccare la misura, anche dopo averla praticamente abolita con la manovra: ha raccontato di essere rimasta sorpresa della richiesta fatta dal ministro Piantedosi con il decreto Flussi, perché "servivano immigrati per la posa della fibra ottica". Perciò il problema, secondo la presidente del Consiglio, è che "si può decidere di non fare un lavoro con tutte le garanzie e un buono stipendio, ma poi non si può chiedere di essere mantenuto dallo Stato con le tasse di chi fa un lavoro che non è quello dei suoi sogni". Insomma, il disco è sempre lo stesso.

Sulla questione della riforma, invece, Meloni ha assicurato: "Intendiamo confermare l'assistenza nei confronti di chi oggettivamente non è in condizione di lavorare". E ancora: "Quelli per cui cambia la questione sono le persone fra 18 e 59 anni senza figli minori a carico. Per loro immaginiamo un percorso per aiutarli a inserirsi nel mercato del lavoro. È un altro impegno molto gravoso ma si possono dare risposte molto importanti". Cosa cambi rispetto ai proclami dei mesi scorsi, però, non è affatto chiaro.

A che punto è la revisione della misura secondo il ministero

La ministra Calderone aveva promesso un decreto entro gennaio per intervenire sulle politiche attive del lavoro, di cui però si è persa completamente traccia. Nei giorni scorsi ha garantito per l'ennesima volta: "Ai lavoratori fragili nulla sarà tolto. Entro il primo gennaio 2024, per loro arriverà un nuovo strumento di tutela più aderente alle loro esigenze. Per quanto riguarda i lavoratori occupabili stiamo lavorando ad un nuovo assetto di gestione delle politiche attive che comprende anche nuove risposte per i percettori del reddito di cittadinanza".

Fanpage.it ha provato a capire i tempi di questa riforma, sia per ciò che riguarda le politiche attive sia il sostegno al reddito che dovrebbe cambiare nome e organizzazione, visto che la misura sarà abolita automaticamente alla fine del 2023. Dallo staff della ministra fanno sapere che la situazione è in evoluzione, mentre dal ministero – al momento – non arrivano risposte.

Le scadenze da tenere d'occhio sono due: la prima riguarda i cosiddetti occupabili che a fine luglio perderanno il sostegno, parliamo di centinaia di migliaia di persone a cui non sono state date più risposte; c'è poi la riforma complessiva, che dovrebbe portare a una nuova misura – sullo stile del vecchio reddito di inclusione – slegata dal lavoro. Di entrambe, per ora, non si sa nulla.

I tavoli aperti con i sindacati sono pensioni e sicurezza

Fanpage.it ha contattato anche i sindacati, che spesso sono stati coinvolti in questi processi di riforma delle politiche del lavoro e di sostegno al reddito. In questo caso parliamo di una misura che riguarda entrambe le aree. I tavoli aperti al ministero – fanno sapere i sindacati – sono solamente quelli sulla sicurezza sul lavoro e sulle pensioni. Di reddito di cittadinanza e politiche attive al momento non si parla. Certo i rappresentati dei lavoratori potrebbero essere consultati in un momento successivo, dicono gli stessi sindacalisti. Ora come ora, però, sulla riforma del reddito di cittadinanza il governo sembra essere davvero in alto mare.

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