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Caso Soumahoro, lo sfogo della moglie: “Non sono Lady Gucci, porto in tribunale chi mi ha diffamato”

Lo sfogo di Liliane Murekatete, moglie del parlamentare Aboubakar Soumahoro, finita nella bufera dopo l’indagine aperta dalla Procura di Latina sulle condizioni dei lavoratori nella cooperativa Karibu fondata da sua madre: “Adesso basta, porto in tribunale chi mi ha diffamato”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Liliane Murekatete, la moglie del parlamentare di Verdi-Sinistra italiana Aboubakar Soumahoro, finita nella bufera per l'inchiesta della Procura di Latina sulle coop accusate di sfruttare i lavoratori, ha rilasciato un'intervista all'Adnkronos: "Adesso basta, porto in tribunale chi mi ha diffamato".

Sua madre, Marie Therese Mukamitsindo, fondatrice della cooperativa Karibu, e suocera del deputato, è indagata per truffa aggravata, false fatturazioni e malversazioni di erogazioni pubbliche. I fatti emersi nelle scorse settimane hanno portato Soumahoro ad autosospendersi dal partito.

Murekatete ha deciso di parlare all'Adnkronos, per denunciare l'atteggiamento persecutorio della stampa nei suoi confronti: "Posso capire, senza giustificarli, gli attacchi politici, ma la narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata ad un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione di innocenza: colpevole io, colpevole mia madre, colpevole il mio compagno", ha detto Liliane, sottolineando di non avere più alcun ruolo all'interno della Karibu.

"Il sapiente, malizioso utilizzo di espressioni quali la ‘cooperativa della moglie di Soumahoro' (mentre non faccio più parte della cooperativa né come membro del Cda, né come socia né tantomeno come dipendente) o ‘la cooperativa della famiglia di Soumahoro' che ha connotato sin da subito la campagna mediatica è particolarmente odioso in quanto volto a sollecitare distinguo, prese di distanza, ripudi, magari accuse reciproche, tutti rigorosamente pubblici, nella peggiore tradizione dell'Autodafé", è lo sfogo.

La donna si è vista attaccata per i selfie in cui compare con abiti e borse firmate: foto che hanno spinto i suoi detrattori a coniare per lei il soprannome "Lady Gucci". "La costruzione del racconto mediatico volto a rappresentarmi come una cinica ‘griffata' e ad affibbiarmi icastici titoli derisori, una che pubblica selfie (peraltro dello stesso tenore di quelli di centinaia di migliaia di giovani donne occidentali e non) mentre i lavoratori della cooperativa non ricevono gli stipendi è artatamente falsata", ha dichiarato all'Adnkronos, sottolineando come "la gran parte delle foto" risalga "al 2014/15", ovvero "quando non avevo alcun incarico nella cooperativa Karibu e quando non avevo ancora conosciuto il mio compagno".

"Aboubakar – ha detto ancora – è stato messo in croce per quelle foto perché non le ha condannate pubblicamente per appagare le aspettative dei cultori dei reality show e non ha voluto parlare di mie vicende private correlate a quelle foto". E per quanto riguarda il pagamento degli stipendi ai dipendenti, ha rimarcato la compagna di Soumahoro, "si sorvola sul fatto che anch'io (che peraltro sono in aspettativa dall'aprile 2022) sono in attesa della corresponsione degli arretrati. E ovviamente il sottotesto della narrazione esclude a priori l'ipotesi che possa esistere una donna africana benestante (e/o che possa diventarlo onestamente) e men che mai che essa possa contemporaneamente impegnarsi nelle questioni sociali". 

Murekatete ha respinto anche le "insinuazioni" e i "gratuiti sospetti" sull'acquisto della casa di Casal Palocco. Sospetti, ha detto la donna, "che permeano il ragionamento socioculturale di molti articoli malevoli: la Murekatete ha certamente acquistato la casa con i soldi della cooperativa! E invece no, il prezzo non ricompreso nella somma erogata grazie al mutuo è di provenienza lecita".

"E il paradosso è che la colpevolizzazione è arrivata ad un grado di intensità tale da pretendere che io debba spiegare la provenienza delle mie risorse economiche per soddisfare la curiosità pubblica".

"Io – ha ribadito – a questo processo mediatico non mi presto né intendo prestarmi: se l'autorità giudiziaria me lo chiederà, non avrò problemi a dimostrare la liceità dell'acquisto, ma respingo culturalmente il processo da celebrarsi nella piazza mediatica, per una miglior diffusione via social e colpo di grazia nelle testate scandalistiche", ha aggiunto.

"In questo piano inclinato non posso quindi fare altro, al momento, che dare incarico al mio avvocato, Lorenzo Borrè, per adire le vie giudiziarie nei confronti di quanti mi hanno consapevolmente e persistentemente diffamato, ai limiti dello stalking".

In un'intervista al Corriere della Sera il deputato ed ex sindacalista, che non risulta indagato, aveva difeso la posizione della compagna: "Mia moglie è attualmente disoccupata, non ha nessuna cooperativa, quando vorranno sentirla fornirà tutti i chiarimenti a chi indaga".

Urso: "Ispettori ministero hanno disposto liquidazione coop Karibu"

Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, rispondendo durante il question time alla Camera a una interrogazione sulla gestione di alcune cooperative impegnate nell'accoglienza dei migranti in provincia di Latina, ha fatto sapere che gli ispettori del ministero del Lavoro "hanno proposto lo scioglimento" della cooperativa Aid. Mentre per Karibu "si è conclusa ieri l'istruttoria culminata con la proposta di messa in liquidazione coatta amministrativa per eccessivo indebitamento. Mi appresto dunque a nominare i commissari liquidatori".

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