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P38-La Gang, la band che inneggia alle Brigate Rosse indagata per “istigazione a delinquere”

Da Torino sono partite le perquisizioni contro i componenti dei P38-La Gang, il gruppo celebre per gli espliciti riferimenti alle BR, con tanto di bandiere sul palco, e per le esibizioni con indosso il passamontagna. A giugno avevano annunciato lo scioglimento.
A cura di Biagio Chiariello
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I componenti della band musicale torinese ‘P38-La Gang‘ devono rispondere di istigazione a delinquere. Stamattina, 25 novembre, i carabinieri e la polizia – supportati dagli uffici territoriali di Bologna, Bergamo e Nuoro – hanno eseguito perquisizioni nei confronti di ‘Astore', classe 95 di Nuoro, di ‘Papa Dimitri' 34enne di Bergamo, di ‘Jimmy Pentothal' del 99, milanese, legato all'area antagonista meneghina e ‘Yung Stalin', classe 93, siciliano trasferito a Bologna, (questi i nomi d'arte dei 4 membri del gruppo): è stato sequestrato materiale informatico utile alla prosecuzione delle indagini.

C'è da dire che nel giugno scorso avevano annunciato il loro scioglimento dopo l’indagine per apologia per i testi di alcune canzoni con riferimenti alle Brigate Rosse; in particolare ‘Renault', l'auto in cui venne ritrovato il cadavere di Aldo Moro il 9 maggio '78, ‘Nuove BR', ‘Giovane Stalin' e ‘ Ghiaccio Siberia', alcuni dei titoli.

Il logo della ‘P38-La Gang' era una stella rossa a cinque punti. I quattro avevano l’abitudine di presentarsi con il passamontagna. Il Primo Maggio 2022 si sono esibiti al circolo Arci Tunnel di Reggio Emilia eseguendo canzoni con riferimenti alla lotta armata.

Secondo gli inquirenti i loro testi inneggiavano alla violenza alla contrapposizione radicale contro lo stato. "Quello che le Br volevano fare allo Stato noi lo vogliamo fare all'industria musicale" dichiaravano nelle interviste. Due dei componenti hanno precedenti per travisamento invasione di edifici ed imbrattamento.

Contro di loro è stata anche presentata una denuncia da parte di Bruno D'Alfonso, carabiniere in pensione figlio di Giovanni, ucciso in uno scontro a fuoco dalle Brigate Rosse il 5 giugno 1975 ad Acqui Terme, alla cascina Spiotta per la liberazione dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia, morto lo scorso 13 novembre.

L'inchiesta era stata aperta, in seguito alla scoperta di filmati e testi online da parte degli investigatori, dai pm Enzo Bucarelli e Paolo Scafi della procura del capoluogo piemontese e ha successivamente assorbito i fascicoli aperti da quelle di Reggio Emilia e di Pescara.

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