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Totoministri, verso il nuovo governo Meloni: chi occupa i ruoli più importanti e chi resta fuori

Lega e Forza Italia presentano le loro liste di nomi, ma alla fine anche il presidente della Repubblica dovrà approvare l’elenco di ministre e ministri. Giorgia Meloni cerca l’equilibrio giusto nella composizione del suo governo, tra nomi che passano e altri che si consolidano.
A cura di Luca Pons
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Sembra che Giorgia Meloni voglia completare l'assegnazione dei ministeri entro il 24 o 25 ottobre. A oggi, però, il procedimento è ancora in alto mare. Le necessità per Meloni sono soprattutto due: l'equilibrio politico e la competenza tecnica.

Da una parte, la probabile nuova presidente del Consiglio deve accontentare i due alleati più importanti, Lega e Forza Italia: se anche uno solo dei due dovesse tirarsi fuori dalla maggioranza, in Parlamento il governo non avrebbe i numeri per sopravvivere. Vista la composizione di Camera e Senato, questa sarà una costante anche durante l'attività del governo. Dall'altra parte, invece, Meloni vuole coordinarsi con il premier uscente Mario Draghi, e deve presentare una lista di ministre e ministri che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ritenga accettabile. Sarà Mattarella, infatti, a nominare formalmente le persone a capo dei ministeri con un decreto.

I ministri e le ministre del governo Meloni: le novità tra i nomi

Per quanto riguarda gli equilibri tra alleati, sia Lega che Forza Italia hanno presentato le loro liste di richieste. Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, ha ribadito la necessità di avere "pari dignità" con la Lega (quindi un numero simile di Ministeri) e di formare un "governo politico" (quindi con figure appartenenti ai partiti, non tecniche). Proprio il suo nome in queste ore circola come candidato per molti dicasteri di peso: potrebbe essere agli Esteri, alla Difesa o all'Interno. Un ‘jolly', insomma, che andrà comunque sistemato in un ruolo rilevante, ma potrebbe ricoprire diverse cariche.

Anche perché per tutti i ministeri di cui si è parlato ci sono altre candidate e candidati. Agli Esteri la persona nettamente più quotata è Elisabetta Belloni, già coordinatrice dei servizi segreti e candidata alla Presidenza della Repubblica nel gennaio scorso. Ma un profilo che piacerebbe a Fratelli d'Italia sarebbe anche quello di Francesco Rocca, presidente della Croce rossa italiana e di quella internazionale. Alla Difesa potrebbe andare Adolfo Urso, presidente del Copasir e vicino a Giorgia Meloni. Per il Viminale si sta consolidando il nome di Matteo Piantedosi, prefetto e già capo di gabinetto al Ministero dell'Interno quando il ministro era Matteo Salvini. Lo stesso leader della Lega vorrebbe ritornare all'Interno, ma la scelta di un suo ‘fedelissimo' potrebbe bastare per accontentarlo.

Per quanto riguarda Salvini, sembra che l'offerta di guidare l'Agricoltura sia stata declinata e affidata al fedelissimo Gian Marco Centinaio, già incaricato nello stesso ministero come sottosegretario durante il governo Draghi e come ministro durante il primo governo Conte. Il leader della Lega potrebbe andare alle Infrastrutture, dove gira anche il nome del salviniano Edoardo Rixi, o al Welfare. Escluso dai ministeri principali, Salvini potrebbe comunque ricevere la carica di vicepresidente del Consiglio, condivisa con Tajani, mantenendo delle deleghe al Welfare o al Lavoro.

All'Istruzione, al momento, sono ancora molti i nomi discussi. Salgono le quotazioni di Giuseppe Valditara, molto vicino a Matteo Salvini e già capo dipartimento al Miur. Si parla però anche di Mario Pittoni, attuale responsabile Scuola della Lega e vice-presidente della commissione Cultura al Senato, e delle berlusconiane Anna Maria Bernini e Licia Ronzulli, entrambe in cerca di un incarico ma senza certezze su quale – potrebbero essere assegnate anche a Cultura, Sanità, Famiglia, o persino fuori dal governo e alla presidenza del Senato, nel caso di Bernini. Alla Sanità potrebbe finire anche Letizia Moratti, cosa che aiuterebbe a disinnescare le tensioni in Lombardia con il presidente della Regione Attilio Fontana, ma Giorgia Meloni non sembra favorevole all'idea.

Giulia Bongiorno, avvocata leghista e già ministra della Pubblica amministrazione nel primo governo Conte, potrebbe tornare a ricoprire il ruolo, mentre l'attuale sottosegretaria alla Transizione ecologica, Vannia Gava, potrebbe fare il salto a ministra. Al Mef per adesso sembrano indirizzati Fabio Panetta – già direttore generale della Banca d'Italia e attuale membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea – e Domenico Siniscalco – ministro dell'Economia e delle finanze in due governi Berlusconi.

Infine, un nodo che torna particolarmente cruciale per la tenuta della maggioranza è quello degli Affari regionali. Il ministero attualmente gestito da Maria Stella Gelmini è di particolare interesse per la Lega, che punta sulla cosiddetta autonomia differenziata. A spingere verso l'autonomia, però, sono soprattutto i governatori come Luca Zaia e i leghisti "storici" come Roberto Calderoli, particolarmente scontenti della gestione di Matteo Salvini e del recente risultato elettorale. Per questo, la candidatura dello stesso Calderoli e di Erika Stefani, leghista vicina a Zaia, potrebbe essere frenata dallo stesso Salvini per evitare tensioni interne al partito. In questo caso, al ministero potrebbe andare un esponente di Forza Italia.

Non solo nomi: potrebbero esserci nuovi ministeri nel governo Meloni

Durante la campagna elettorale, Fratelli d'Italia ha parlato più volte della creazione di un ministero del Mare. Questo dovrebbe raccogliere competenze e deleghe da diversi altri ministeri, e secondo i proclami fatti prima delle elezioni avrebbe un raggio d'azione molto ampio: dalle infrastrutture portuali alla valorizzazione delle coste, dai risvolti economici a quelli turistici.

Allo stesso tempo, il governo vorrebbe porre l'attenzione sul potenziare la manifattura italiana, che è la seconda in Europa, e il "marchio" Made in Italy: questo potrebbe significare addirittura la nascita di un ministero a parte, oppure solamente la creazione di deleghe apposite all'interno di altri dicasteri già esistenti, come quello dello Sviluppo economico. Infine, tra i temi che hanno interessato già il governo Draghi c'è la deregolamentazione delle autorizzazioni per installare pannelli fotovoltaici, soprattutto per le imprese: anche la scelta di concentrarsi su questo aspetto potrebbe influenzare la distribuzione delle deleghe nel nuovo governo Meloni.

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