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ONU: “La giornalista Shireen Abu Akleh uccisa da colpi esplosi dagli israeliani ben mirati”

L’inchiesta dell’ONU: “I colpi che hanno ucciso Abu Akleh e ferito il suo collega Ali Sammoudi provenivano dalle forze di sicurezza israeliane e non dal fuoco indiscriminato di palestinesi armati”.
A cura di Davide Falcioni
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Shireen Abu Akleh
Shireen Abu Akleh

Shireen Abu Akleh, la giornalista di Al Jazeera uccisa lo scorso 11 maggio, è stata raggiunta da colpi esplosi dalle forze di sicurezza israeliane e non, come sostenuto ripetutamente da Tel Aviv, da proiettili palestinesi. È la conclusione di un'inchiesta condotta dall'ONU. La giornalista palestinese-americana, che indossava un giubbotto con la scritta "Press" e un elmetto, è stata assassinata l'11 maggio scorso mentre seguiva un'operazione dell'esercito israeliano nel campo di Jenin, nel nord della Cisgiordania. "I colpi che hanno ucciso Abu Akleh e ferito il suo collega Ali Sammoudi provenivano dalle forze di sicurezza israeliane e non dal fuoco indiscriminato di palestinesi armati, come inizialmente affermato dalle autorità israeliane", ha detto ai giornalisti a Ginevra la portavoce dell'Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Ravina Shamdasani. "È profondamente inquietante che le autorità israeliane non abbiano condotto un'indagine penale", ha proseguito la funzionaria, spiegando che "noi dell'Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite abbiamo concluso il nostro monitoraggio indipendente sull'incidente".

Ravina Shamdasani ha aggiunto: "I giornalisti hanno raccontato di aver scelto una parte della strada per avvicinarsi alla postazione palestinese avendo cura di procedere lentamente e di rendere visibile la loro presenza alle forze armate israeliane disposte in fondo alla strada". "I nostri rilievi indicano che non è stato dato nessun avvertimento. Diversi singoli colpi, apparentemente ben mirati, sono stati esplosi nella direzione dei giornalisti dalla parte occupata dalle forze israeliane". La funzionaria ONU ha continuato: "Altri colpi sono stati diretti verso un uomo, di cui non si conosce l’identità, che si era avvicinato Abu Akleh per aiutarla come al giornalista che aveva trovato rifugio dietro un albero".

Un portavoce militare israeliano ha replicato a stretto giro: "Non è stata colpita in maniera intenzionale da nessun soldato israeliano. Ancora non è possibile determinare se sia stata uccisa da miliziani palestinesi che sparavano indiscriminatamente o inavvertitamente da un soldato israeliano".

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