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Emulazione nelle scuole per la serie Squid Game: “Il vero allarme è l’assenza delle famiglie”

In alcune scuole si parla di “allarme emulazione”: nel mirino la serie tv prodotta da Netflix “Squid Game”. Sarebbero diverse le segnalazioni di bambini che, durante l’intervallo, hanno tentato di replicare la versione di “Un, due, tre, stella” dello show coreano. Il vero allarme, però, è l’assenza dei genitori. Dal parental control fino alla responsabilità di educare i propri figli.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Tutto parte dal" gioco del calamaro". Si tratta di un gioco per bambini nato in Corea del Sud e molto praticato tra gli anni '70 e '80. I bambini, divisi in due squadre, dovevano cercare di entrare saltando su un solo piede all'interno della figura stilizzata di un calamaro disegnata a terra con il gesso. La fazione opposta, quella dei "difensori", doveva difendere il calamaro nel perimetro del disegno buttando fuori gli attaccanti. Per far arretrare gli invasori era ammessa anche la violenza. Il gioco, caduto in disuso negli anni, è ora tornato di moda in tutto il mondo grazie alla serie Netflix "Squid Game". Una vera e propria psicosi ha preso in ostaggio genitori e insegnanti delle scuole elementari e materne italiane: si parla moltissimo delle segnalazioni di bambini intenti a picchiarsi nel tentativo di emulare i giochi dell'infanzia proposti da Squid Game. Un allarme lanciato non solo in Italia, ma anche in diversi altri Paesi d'Europa. In Belgio, per esempio, sono stati tantissimi i genitori che hanno denunciato le conseguenze di giochi violenti ispirati alla serie iniziati dai bambini durante le pause nelle ore scolastiche. Pugni, schiaffi, bullismo e botte: sarebbero queste le armi usate dai più piccoli per rendere questi giochi più vicini alla violenza di Squid Game.

A raccogliere i timori di familiari e docenti c'è principalmente la Fondazione Carolina per il benessere dei minori. La Onlus, nata per contrastare il cyberbullismo, ha lanciato una petizione per chiedere l'interruzione della messa in onda della serie televisiva Netflix perché "troppo violenta". "Una provocazione – spiega a Fanpage.it il Segretario Generale Ivano Zoppi -. Sappiamo che la responsabilità non è di Netflix e sappiamo che il problema non è quella piattaforma, quanto l'assenza dei genitori. Non basta solo il parental control, serve che i genitori abbiano parte attiva nel processo educativo dei figli. Puntiamo ad accendere i riflettori su questo tema". Lo show (per stessa ammissione del creatore) gioca sull'infantilizzare la morte in modi che un minore fatica ad elaborare, ma per evitare che possa esser vista da bambini ancora troppo piccoli per comprenderla, Netflix ha messo a disposizione il sistema di parental control. Un filtro, insomma, che permette ai genitori di selezionare i programmi che i figli possono guardare. "Quello che ci interessa è che la tutela dell'infanzia sia un tema riconoscibile e di rilievo anche online – spiega ancora Ivano Zoppi -. Su internet i diritti dei minori sembrano non esistere. Le segnalazioni che sono arrivate alla nostra Fondazione sulla violenza nelle scuole collegata alla serie televisiva sono più di cinquanta. Si tratta di un fenomeno in crescita, potenzialmente preoccupante, ma che non rappresenta un allarme. Il vero allarme è passaparola che porta questi bambini a raccontarsi i giochi violenti e le dinamiche dello show televisivo e poi il modo in cui i bimbi possono passarsi queste informazioni tra loro. Se non permetto a mio figlio di guardare la serie su Netflix ma poi lascio libero accesso a Instagram e TikTok, è chiaro che possa raggiungere in altro modo quelle informazioni senza passare dalla serie televisiva. Vogliamo che istituzioni, insegnanti e famiglie prendano parte attiva nel processo educativo e si assumano la responsabilità di accompagnare i più piccoli in un mondo che comunque non può prescindere da internet e dai social".

Il parental control: come impostarlo e come funziona

Per attivare il parental control sul televisore di casa sono necessari pochi facili passi. La prima cosa da fare è accedere tramite alle impostazioni della tv tramite l'omonima voce sul Menu. Una volta volta selezionato il filtro famiglia, i genitori possono creare un pin utilizzabile per attivare il sistema e modificarne i permessi. Gli adulti possono scegliere se filtrare i contenuti in base ai titoli o all'età. Anche Netflix dispone di un proprio sistema per filtrare i programmi adatti ai bambini: è possibile infatti creare un account appositamente destinato ai bimbi. Su questo tipo di account sarà impossibile trovare nel menu serie simili al successo della Corea del Sud.

La testimonianza di una mamma: "Mio figlio picchiato per giocare a Squid Games"

"Mio figlio è tornato a casa con un livido sul braccio. Un livido molto grande che sicuramente prima di andare a scuola non aveva. Gli ho chiesto cosa fosse successo e mi ha spiegato che si è fatto male "giocando a Squid Game". Inizialmente non capivo, perché non ho mai visto quella serie e di conseguenza non sapevo neppure cosa fosse. Neppure lui ne aveva contezza. Poi però ho fatto alcune ricerche online e mio figlio mi ha spiegato che un altro compagno di classe aveva detto loro di questi giochi e di questo show televisivo. Molti bambini ormai cercano informazioni anche per sembrare più grandi e coraggiosi agli occhi dei coetanei". Anna (nome di fantasia) è mamma di un bambino di dieci anni. Il piccolo frequenta una scuola elementare di Palermo. "Le insegnanti hanno scelto di parlare ai genitori del fenomeno prima ancora che potesse espandersi a macchia d'olio, eppure sembra che questo incontro sia servito a diffondere una psicosi ancora maggiore che è arrivata anche ai bambini. Se non c'è controllo da parte delle famiglie, è facile che una comunicazione preventiva degli insegnanti diventi invece per i più piccoli motivo di curiosità".

L'allarme Squid Games e il ruolo dei genitori

A suscitare davvero allarme negli istituti scolastici è la connivenza di alcuni genitori. Sono moltissimi, infatti, gli adulti che permettono ai loro figli di vedere la serie in loro compagnia o accanto ai fratelli. "Non possiamo credere che questa serie, così come colleghe simili ma meno note, possano essere viste come se fossero film Disney da prima serata – dichiara Lucia, mamma di due bimbi di 5 e 9 anni -. Qualche settimana fa mio figlio di 9 anni è tornato a casa senza mostrare segni di turbamento. Ha raccontato al fratellino più piccolo di questa serie televisiva che il suo compagno di banco aveva visto a casa con i familiari. Quella notte nessuno dei due ha dormito. Ho spiegato loro che si trattava di uno show, dunque di finzione, e che nulla del genere poteva accadere a loro o alle persone alle quali vogliono bene. Non credo sinceramente che esista un allarme su giochi simili che restano comunque casi isolati. Credo però esista un problema dovuto all'assenza di genitori che spesso sono i primi fruitori di trend definiti pericolosi. Se gli insegnanti chiedono alle famiglie di non permettere ai loro figli di vedere questa serie, non capisco per quale motivo quella sera stessa si decida di premere il tasto play tutti insieme. Parlare di Squid Games come un attentato all'infanzia da censurare mi sembra assurdo. Basterebbe essere genitori e soprattutto evitare di cadere in psicosi nate da un allarme che parte secondo me dai presupposti sbagliati. Il problema non sono i giochi emulati, che pure restano casi pericolosi quanto isolati. Il vero problema è la totale assenza delle famiglie, anche quando si tratta di porre un punto alla questione impostando un parental control".

C'è chi dice però che un account per bambini su Netflix non basta. I più piccoli, infatti, possono accedere a informazioni sulla serie tramite internet o anche solo tramite i "Per te" presentati da TikTok, social cinese molto amato dai più giovani. "Ho sentito lamentele del genere tra i genitori. I miei figli non hanno accesso ad alcun social per una mia scelta personale, ma ricordo sempre che per legge questi network non sono fruibili fino al raggiungimento dei 14 anni. Quello che personalmente mi fa storcere il naso è il fatto che un bimbo di 9 anni possa aprire da solo TikTok. Mi chiedo se sia davvero necessario".

Il parere della psicologa

"L'emulazione è un fenomeno ancora contenuto, anche se nelle scuole mi arrivano segnalazioni riguardanti preoccupazioni di genitori e insegnanti – ha spiegato a Fanpage.it Valentina Varvaro, Psicologa Responsabile progetti Scuole – Fondazione Carolina per la prevenzione e la sensibilizzazione rispetto ai pericoli online -. Il problema fondamentale presentato da questa serie è che la violenza è mostrata come un divertimento grottesco da questi giochi, è il focus dello show. Molto spesso anche non giocare può essere un motivo per esercitare la violenza: si danneggia il materiale scolastico dei bimbi che si oppongono perché una delle regole è appunto che non puoi rifiutare di giocare a Squid Game. Sono segnalazioni contenute che però mostrano un grande problema: nei bambini, come è normale, c'è una mancanza di consapevolezza perché questi giochi sono un divertimento. Negli adulti manca la consapevolezza di essere educatori. Ai genitori consiglio sempre di vedere da soli la serie, solo per sapere di cosa si parla e motivare i no".

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