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Il referendum per abolire la caccia in Italia che ha raccolto 200mila firme

Il comitato promotore ha raccolto l’adesione di circa 200mila cittadini per la richiesta di un referendum di iniziativa popolare per abolire la caccia su tutto il territorio nazionale abrogando alcune previsioni normative della legge 157 del 1992. “Il nostro obiettivo – spiegano – è quello di abolire definitivamente la caccia e non accettare restrizioni che continuerebbero a legalizzare questa brutale pratica”.
A cura di Giuseppe Pastore
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L'obiettivo è raggiungere le 500mila firme entro il 20 ottobre per ottenere un referendum di iniziativa popolare per l'abolizione della caccia. Il comitato Sì Aboliamo la Caccia ha avviato a luglio la raccolta firme, sia online che in diverse piazze italiane, ottenendo l'adesione di oltre 200mila cittadini. La proposta di referendum intende abrogare alcune disposizioni della legge 157 del 1992 per vietare l'attività di caccia sull'intero territorio nazionale. Se le 500mila firme dovessero essere raggiunte, i cittadini potranno esprimersi sul quesito referendario in cui si chiede di abrogare alcune previsioni del testo di legge che, attualmente, legalizzano l'attività di caccia. Il comitato, tuttavia, punta alle 700mila adesioni "per avere la sicurezza per eventuali firme rese nulle", fa sapere. "La caccia è discussa da anni – dicono i promotori – Sono stati tanti i tentativi di presentare in Parlamento alcune modifiche ai troppi privilegi riservati solo ai cacciatori, evidenziando, nel tempo, sempre una maggiore presa di coscienza tra la popolazione e soprattutto tra i giovani, del rifiuto della caccia e della violenza nei confronti degli animali".

Il testo del quesito del referendum per abolire la caccia

Nel quesito del referendum si propone di eliminare alcune disposizioni normative contenute della legge del 1992 tra cui quelle che consentono l'attività di caccia (art. 1, comma 2) e di utilizzare i cosiddetti richiami vivi cioè animali della stessa specie di quelli che si intende cacciare (arte. 4 e 5). Il testo interviene, modificandola, anche sulla disposizione che affida il controllo della fauna al comitato faunistico oltre che all'Istituto nazionale per la fauna selvatica, lasciandone la gestione solo a quest'ultimo. Ulteriori modifiche sono fatte dall'art. 12 all'art. 19 della legge rendendoli articoli che si limitano a spiegare cosa sia l'attività di caccia e come riconoscerla. Il divieto assoluto di praticarla è previsto, invece, dall'art. 21: "È vietata a chiunque l’attività venatoria”.

Le modifiche alla legge per vietare la caccia

Ci sono motivi etici ed educativi alla base dell'iniziativa del comitato Sì Aboliamo la caccia, ma anche un interesse alla tutela dell'ambiente. L'attività di caccia, infatti, aumenta l'inquinamento causato dal piombo delle armi utilizzate dai cacciatori con "centinaia di migliaia di bossoli – dicono dal comitato – abbandonati e incustoditi sul terreno ogni anno". Inoltre, secondo l'Ispra (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) l'attività di caccia e di pesca eccessive mettono a rischio la biodiversità perché rappresentano una minaccia per alcune specie animali e, inoltre, sarebbero in grado di aggravare la condizione degli habitat più vulnerabili. Per questo, il comitato promotore ha lavorato ad una riformulazione della legge 157 che, vietando la caccia, improntata la normativa al principio di tutela degli animali. "Il nostro testo è stato accuratamente studiato per ottenere concretamente l’obiettivo di cancellare la pratica cruenta e violenta della caccia", spiegano dal comitato. "Se si raggiungesse il quorum – aggiungono – la legge 157 tornerebbe alla sua vera natura cioè quello della tutela della fauna selvatica e vieterebbe la caccia in ogni dove ed in maniera totale costringendo le amministrazioni a trovare soluzioni “ecologiche” cioè naturali e senza uccisioni nella gestione degli animali selvatici".

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