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“Lo ammazziamo e gettiamo nell’immondizia”. Omicidio ordinato dal boss, altri 3 arresti a Bagheria

Dopo il blitz dei carabinieri contro il clan di Bagheria, che ha portato all’arresto alcuni giorni fa di otto mafiosi, i carabinieri hanno completato il lavoro catturando gli ultimi tre affiliati: avevano organizzato l’omicidio di un giovane che non intendeva piegarsi alle regole imposte dal capo mandamento Massimiliano Ficano.
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A cura di Davide Falcioni
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Una presunta mancanza di rispetto al nuovo boss di Bagheria avrebbe scatenato un pestaggio in piena regola ai danni di Filippo Tripoli, un giovane della città siciliana che evidentemente non voleva piegarsi alle "regole" imposte dal capomafia e per questo ha riportato un trauma cranico e una frattura alla mano, probabile "antipasto" di conseguenze ben peggiori che si sarebbero verificate se i carabinieri non avessero arrestato tre persone, ovvero i due autori della violenza e un complice che faceva da "palo": i primi due sono Bartolomeo Scaduto e Ivan Salerno, che avrebbero colpito la vittima con un tirapugni. L'episodio è avvenuto il 19 agosto scorso su ordine di Massimiliano Ficano, personaggio che di se stesso diceva: "Io sono la storia" sentendosi immune dalle conseguenze delle sue azioni.

"Lo scanniamo come un vitello"

I tre arresti, disposti dal giudice per le indagini preliminari, completano l’elenco di coloro che avrebbero fatto parte del commando. In manette, quattro giorni fa, sono già finite altre otto persone che del "ribelle" Tripoli avevano decretato la morte. A sventare il delitto, già disposto dal capo mandamento, è stato un blitz dei carabinieri del Comando Provinciale di Palermo; i militari hanno chiuso le manette ai polsi di otto uomini considerati ai vertici del clan mafioso di Bagheria. "Lo facciamo chiamare lo portiamo in campagna e lo scanniamo come un vitello" spiegavano i gregari al boss, come scoperto dalle microspie piazzate dai carabinieri nell’ambito dell’indagine Persefone volta a smantellare la riorganizzazione di Cosa nostra in provincia di Palermo. Prima di uccidere Tripoli, però, si decise di dar lui un'altra "lezione" malmenandolo nella speranza che rispettasse le "regole" del boss.

L'omicidio sventato dai carabinieri

Dal canto suo, però, Tripoli non arretrò di un passo: al contrario, si armò di un accetta, che i militari hanno trovato nella sua casa durante una perquisizione, andando in giro dicendo di essere pronto a dare fuoco ad un locale da poco inaugurato dallo stesso Ficano. Aveva superato il limite. Il fermo eseguito la scorsa settimana su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo avrebbe evitato che lo uccidessero. Tutto era praticamente pronto: "Lo prendiamo, o lo lasciamo lù, o lo prendiamo e lo buttiamo in un cassonetto di immondizia… ci dobbiamo organizzare questa volta bene… che dobbiamo fare le cose perfette", diceva Scaduto prima dell'arresto.

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