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Sesso in chat con un minorenne in cambio di soldi: arrestati la madre e un prete

Una donna di 51 anni di Termini Imerese e un parroco di 63 anni che svolge la sua funzione in provincia di Perugia sono accusati di prostituzione minorile: la donna avrebbe concesso il figlio minorenne al sacerdote in videochat in cambio di denaro. Gli abusi, tuttavia, riguarderebbero anche altri bambini.
A cura di Davide Falcioni
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Prostituzione minorile. È questa la pesantissima accusa rivolta a un sacerdote di 63 anni e a una donna di 51: quest'ultima, stando a quanto accertato da un'indagine coordinata dalla Procura di Palermo, avrebbe fatto in modo che il figlio minorenne – previo pagamento di una somma di denaro – si collegasse in videochat per compiere atti sessuali col prete e inviargli foto e filmati espliciti. Il parroco esercita il ministero in provincia di Perugia ma è originario della Sicilia e si trova ora nel carcere di Spoleto, in Umbria. La donna è invece stata sottoposta agli arresti domiciliari a Termini Imerese.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, coordinati dalla Procura di Palermo, le videochiamate a sfondo sessuale sarebbero state svariate e avrebbero visto il coinvolgimento anche di altri bambini o ragazzini. Una di queste storie riguarda proprio la donna di 51 anni che, in alcune occasioni, avrebbe anche accettato del denaro per permettere che il figlio incontrasse, seppure a distanza e dietro uno schermo, il sacerdote che risiede in Umbria.

Secondo il Gip che ha disposto l'arresto dei due indagati il sacerdote attuava un "perverso modus operandi in totale spregio dei principi di etica e di religiosità che dovrebbero ispirare il suo comportamento". Per il giudice,  come riferisce l'Adnkronos, il prete "pur dimostrandosi compiaciuto del video a contenuto sessuale ricevuto" dal ragazzo  "ne pretende un secondo di identico contenuto dov'è possibile vedere anche il volto del minore al momento dell'orgasmo". "Mandamene uno dove si vede il tuo volto mentre godi…che mi piace molto..", dice il prete al giovane. "Dinanzi alla richiesta di danaro formulata dal ragazzo", spiega il Gip, il prete "risponde rammentando al suo giovane interlocutore che già in passato gli aveva mandato dei soldi". Questa la conversazione tra i due: "Va bene…si vedrà…Poi ci dico…il regalino non lo deve fare? Non…non pretendo…se…se lo vuole fare…se non lo vuole fare…niente!", dice il giovane. E il parroco: "Non ho capito…". "Ci dico il regalino me lo vuole fare però?", replica il minorenne. "Eh ma quante volte di devo fare sto regalino…una volta ti ho mandato pure i soldini…non hai fatto niente lo stesso…", risponde il prete, insistendo: "Mandami questo video come ti ho detto io… Oppure fai un video in diretta…".

Video pagati con offerte dei fedeli

Per pagare i video, il sacerdote avrebbe impiegato anche i soldi delle offerte dei fedeli. Lo rivela il Gip, secondo cui "nonostante il minore non si senta bene e prospetti il bisogno di avere dei medicinali, il parroco dimostra noncuranza dello stato psico-fisico, e lo induce ad effettuare ugualmente la videochiamata. Significativo il riferimento ai soldi da parte del parroco: ‘Anche a tuo cognato ieri glieli avrei voluti mandare ma non ho potuto non che non ho voluto… non ce li avevo e non ce li ho… se arriva qualche cosa magari vedo cosa posso fare ma sinceramente non ce l'ho..". "L'espressione ‘se arriva qualche cosà, cioè al di fuori dello stipendio ordinario da lui percepito, lascia intendere che per fronteggiare i continui esborsi per le prestazioni sessuali online, il parroco potesse prelevare anche il danaro lasciato dai fedeli per le offerte".

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