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80 anni dopo le leggi razziali l’università italiana chiederà scusa ai docenti e agli studenti ebrei

L’appuntamento è per il 20 settembre a Pisa. L’università italiana chiederà scusa ai docenti e agli studenti ebrei cacciati con le leggi razziali in forma solenne, 80 anni dopo l’emanazione del provvedimento con cui “si promuoveva la necessità assoluta e urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola italiana”.
A cura di Redazione Cultura
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L’appuntamento è per il 20 settembre a Pisa. L'università italiana chiederà scusa ai docenti e agli studenti ebrei cacciati con le leggi razziali in forma solenne, 80 anni dopo l’emanazione del provvedimento con cui "si promuoveva la necessità assoluta e urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola italiana". Avverrà così nel cortile della Sapienza di Pisa, a poca distanza dalla tenuta di San Rossore dove nel 1938 Vittorio Emanuele III appose il sigillo reale al primo provvedimento in difesa dalla razza, con il quale Benito Mussolini diede avvio alle persecuzioni degli ebrei italiani. Qualche mese prima era già stato pubblicato il Manifesto della Razza con cui la comunità scientifica discriminava su argomentazioni pseudoscientifiche gli ebrei.

Le scuse dei rettori il prossimo 20 settembre avranno un nome solenne, si chiamerà la "Cerimonia delle scuse e del ricordo". Naturalmente sullo sfondo di questa cerimonia, restano le recenti polemiche tra comunità ebraica e i ministri Fontana e Salvini sulla proposta di abolire la Legge Mancino che vieta la propaganda razzista. Negli atenei italiani le leggi razziali colpirono il 7 per cento del corpo docente, senza contare tutto il personale indirettamente colpito, tra incaricati e assistenti. Ma è difficile avere la certezza del numero esatto degli espulsi, poiché negli archivi universitari non risultano elenchi. Tanto più che, dopo la caduta del regime, i professori non furono mai più reintegrati se non in un numero limitato di casi. Nemmeno gli studenti ebrei ebbero destino migliore. Elio Toaff, che in futuro sarebbe diventato rabbino di Roma, studiava legge a Pisa ma, al momento di preparare la tesi, non trovò un nessun professore che lo seguisse in virtù della sua appartenenza ebraica. Alla fine si prestò Lorenzo Mossa, docente di diritto commerciale e Toaff, nel giorno di discussione della tesi, trasgredì l’indicazione di presentarsi in camicia nera e si sedette di fronte alla commissione con indosso pantaloni a righe e camicia bianca.

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