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35 anni fa venne ucciso Aldo Moro. Il ricordo di Grasso e Napolitano

Il 9 maggio 1978 venne fatto ritrovare, all’interno di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, a Roma, il corpo di Aldo Moro. Oggi le celebrazioni delle massime cariche dello stato, in ricordo di tutte le vittime del terrorismo.
A cura di Davide Falcioni
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Il 9 maggio del 1978 viene ucciso Aldo Moro: venne rapito il 16 marzo dello stesso anno da un commando di brigatisti rossi, che uccisero 5 uomini della sua scorta in via Fani, a Roma, poi sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana. Il sequestro durò 55 giorni e si consumò tra estenuanti trattative tra le Brigate Rosse e gli uomini dello Stato, il cui fine era quello di liberare Moro senza tuttavia cedere alle richieste del gruppo armato. Le Brigate Rosse infatti proposero, attraverso il comunicato n. 8, di scambiare la vita di Moro con la libertà di alcuni terroristi in quel momento in carcere, il cosiddetto "fronte delle carceri", accettando persino di scambiare Moro con un solo brigatista incarcerato, anche se non di spicco, pur di poter aprire trattative alla pari con lo Stato. Tra le istituzioni, tuttavia, prevalse la linea della fermezza, che non accettava la trattativa con il gruppo terroristico. Nel comunicato numero 9, dunque, le Br scrissero: "Per quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC. Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato". Il corpo di Aldo Moro venne fatto ritrovare nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani il 9 maggio di 35 anni fa: data poi assurta a simbolo per la celebrazione delle vittime del terrorismo.

Anche stamattina il Presidente del Senato Pietro Grasso, insieme al presidente della Repubblica e a quello della Camera, si è recato in Via Caetani: "Il ricordo – ha detto Grasso – non basta: è necessario accompagnarlo alla volontà esplicita di conoscere tutte le verità, anche quelle rimaste nascoste e di capire perché non sia stato possibile fare completa luce sulle stragi". Se Grasso ha aggiunto che "la stagione del dolore e della rabbia deve cedere il posto ad una nuova primavera che ci liberi dal peso enorme di quegli anni", Napolitano ha sottolineato in aula che "I palazzi della politica non sono un oscuro potere". "Il Quirinale è la casa degli italiani, i palazzi del Parlamento i luoghi della sovranità popolare. Basta identificarli come i luoghi dell’oscuro potere". Napolitano ha chiesto che la si faccia finita con le "oscure definizioni" tese a svilire le istituzioni democratiche. E ha aggiunto: "La violenza va combattuta, fermata, scongiurata prima che si tramuti in eversione. Non possiamo essere tranquilli di fronte a certe prese di posizione, anche solo sul piano verbale".  Ma il presidente della Repubblica ha anche detto: "Ai fratelli Mattei spetta di diritto di entrare nell’album doloroso delle vittime del terrorismo, senza nessuna parzialità e ghettizzazione". Lo ha detto parlando in aula al Senato ricordando il terribile rogo di Primavalle del 1973.

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