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11 settembre, dopo 18 anni identificata un’altra vittima delle Torri gemelle: è la 1643esima

Gli esperti medici legali che da anni si occupano dei resti recuperati tra le macerie delle torri Gemelle di New York sono riusciti a identificare 1643esima vittima dell’attentato. All’appello però manca ancora circa il 40% delle 2753 persone scomparse nella tragedia. Molti restano formalmente ancora dispersi.
A cura di Antonio Palma
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A distanza di 18 anni dalla tragedia che ha sconvolto il mondo intero ponendosi come spartiacque nella storia degli Stati Uniti, le autorità americane hanno identificato i resti di un'altra delle vittime dell'attentato dell'11 settembre al World Trade Center di New York. Si tratta della 1643esima vittima accertata del crollo delle torri gemelle del 2001 quando i dirottatori fecero schiantare gli aeroplani contro i due grattacieli simbolo della città. Il riconoscimento ufficiale è avvenuto lunedì scorso da parte degli esperti dell'ufficio dei medici legali della città che da anni si occupano dei resti recuperati tra le macerie e si è basata su varie prove effettuate sui resti, in primis il test del dna. Si tratta di parti di cadavere recuperate dalle macerie World Trade Center solo nel 2013 durante i lavoro di rifacimento dell'area diventata ormai un memoriale. Il nome della vittima non è stato diffuso dalle autorità locali.

L’ultima identificazione di persone vittime della tragedia delle torri gemelle risaliva a circa un anno fa, al luglio 2018, quando vennero identificati alcuni resti del corpo di Scott Michael Johnson, operatore finanziario, all’epoca dei fatti 26enne, che lavorava all’89simo piano della Torre Sud. Secondo le autorità locali, all'appello manca ancora circa il 40 per cento delle 2753 persone scomparse nell’attentato e che quindi sono ancora considerate disperse. La possibilità che qualcuno di loro venga riconosciuto con certezza ovviamente rimane molto bassa visto che tutti i resti umani recuperati sono stati già analizzati, ma col passare degli anni le tecniche genetiche hanno fatto enormi passi avanti tanto da essere disponibili anche per piccoli resti e di conseguenza sono aumentatele anche le possibilità di identificazione. Lo stesso caso Johnson è passato attraverso una dozzina di tentativi infruttuosi di identificare il dna prima di arrivare alla svolta grazie a nuove tecniche per estrarre il Dna dall'osso.

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