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Yara, tensione in aula. Avvocato parla di movente sessuale, Bossetti urla: “Non è vero”

Protagonisti dell’udienza di oggi del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio sono gli avvocati di parte civile. I familiari della vittima chiedono oltre tre milioni di risarcimento. L’accusa ha chiesto l’ergastolo per Bossetti.
A cura di Susanna Picone
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Massimo Bossetti a processo per l'omicidio di Yara Gambirasio.
Massimo Bossetti a processo per l'omicidio di Yara Gambirasio.

L'udienza di oggi a Bergamo del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la terz'ultima  prima della camera di consiglio durante la quale i giudici dovranno decidere se accogliere la richiesta di ergastolo avanzata dal pm Letizia Ruggeri per Massimo Giuseppe Bossetti, ha visto protagonisti i legali di parte civile. Il primo a intervenire è stato Enrico Pelillo, legale del padre e della sorella di Yara (la mamma Maura Panarese è rappresentata dall'avvocato Andrea Pezzotta). L’avvocato ha avuto parole dure nei confronti dell’imputato, che ha definito “un mentitore seriale” la cui memoria “va e viene a seconda della sua convenienza”, e anche nei confronti della moglie di Bossetti: “Marita Comi è stata reticente”, ha detto Pelillo. Tensione in aula quando l’avvocato Pelillo ha detto che “il movente dell’omicidio di Yara è chiaro e limpido ed è di natura sessuale”. Bossetti, presente come sempre in udienza, ha rotto il silenzio esclamando: “Non è vero niente”. L’avvocato è tornato sulle lettere che Bossetti ha scritto a una detenuta del carcere di Bergamo e che a suo dire sono indicative dei suoi gusti sessuali e in linea con le ricerche trovate nel computer della famglia. Anche di fronte a queste parole Bossetti ha più volte riso in aula e ha scosso la testa come per esprimere disapprovazione.

“Dopo primi test dna Bossetti fu sollevato”

“Quando, nel 2012, anche sua madre venne sottoposta al confronto del dna e non emerse nulla, Bossetti deve aver tirato un sospiro di sollievo, pensando di averla fatta definitivamente franca”, ha detto nel corso della sua arringa Pelillo riferendosi al fatto che inizialmente, per un errore nei laboratori, il dna di alcune persone, tra cui quello di Ester Arzuffi, era stato erroneamente confrontato con il campione genetico di Yara e non di “Ignoto 1”, la traccia genetica dell'assassino trovata sugli indumenti della vittima. Per questo il confronto tra il dna della madre di Bossetti e quello di Yara non aveva fornito alcuna corrispondenza, poi arrivata solo in seguito, dopo che è emerso l'errore. “Bossetti deve essersi sentito al sicuro quando si è saputo che il padre di ‘Ignoto 1' era tale Guerinoni, per lui del tutto sconosciuto”, ha spiegato l’avvocato ricordando che l’imputato è figlio illegittimo di Guerinoni.

“Non abbiamo mai cercato un colpevole, ma il colpevole”

“L'assassino di Yara è una persona scaltra: ha perquisito la vittima, mettendo poi tutti gli oggetti nella tasca destra del giubbotto. E ha sottratto il cellulare, lasciando lì solo batteria e sim card”, ha detto ancora Pelillo. “Noi non abbiamo mai cercato un colpevole, ma il colpevole – ha ribadito – e lo abbiamo fatto a costo di sbattere il naso ovunque. Dopo la scomparsa di Yara anche la sua famiglia è stata oggetto di indagine da parte del pm, che ha fatto bene. Fulvio è stato letteralmente massacrato da certa stampa. Quando poi è stato ritrovato il corpo, tre mesi dopo la scomparsa, sono stato contento per la famiglia, perché peggio di un figlio assassinato c’è solo un figlio scomparso”. L’avvocato ha ricordato che in tutto questo periodo la famiglia Gambirasio “ha vissuto con dolore, riserbo, pudore e dignità”.

Legali famiglia Gambirasio chiedono oltre 3 milioni di risarcimento

L’avvocato Pelillo ha chiesto per il papà e per la sorella maggiore di Yara un risarcimento di un milione e 400.000 euro. Nel dettaglio, Pelillo ha chiesto 983.970 euro per papà Fulvio e 427.260 per la sorella Keba per un totale di 1.411.230 euro e comunque una provvisionale di non meno di 300.000 euro per Fulvio e 150.000 per Keba Gambirasio. Durante l’udienza di oggi anche l'avvocato Carlotta Biffi, legale di Massimo Maggioni, il collega di lavoro dell'imputato che ha accusato il carpentiere di calunnia, ha chiesto un risarcimento di 100.000 euro. Davanti al pm Bossetti disse infatti che proprio Maggioni aveva fatto in modo di far ricadere la colpa dell'omicidio di Yara su di lui per invidia nei suoi confronti. “Accusando Maggioni, Bossetti voleva togliersi di dosso una colpa e il verbale degli interrogatori lascia pochi dubbi sulla calunnia”, ha evidenziato il legale, riprendendo alcuni stralci dai documenti agli atti.

L’avvocato della madre di Yara: “Ci dica come sono andate le cose”

“Ci dica come sono andate veramente le cose. Lei è un uomo tormentato: liberi la propria coscienza, così potrà vivere meglio. È lei che deve decidere e non le resta molto tempo. Per la famiglia sarebbe importantissimo saperlo”, così l'avvocato Andrea Pezzotta, legale della mamma di Yara, si è rivolto a Massimo Bossetti. Secondo Pezzotta, la verità non è in dubbio: “Ci sono due pilastri in quest'inchiesta – ha detto -: la prova del Dna e due confessioni extragiudiziali dell'imputato alla moglie”. Anche lui, come il collega che assiste il padre e la sorella di Yara, ha chiesto un risarcimento per la mamma della vittima di 1.838.000 euro. Complessivamente Pezzotta e Pelillo hanno quindi chiesto per la famiglia un risarcimento di tre milioni 249 mila 230 euro.

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