15 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Yara, la lettera di Bossetti: “Il carcere un inferno, passo le giornate dormendo”

Il muratore di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio ha inviato una lettera dal carcere ribadendo, ancora una volta, la sua innocenza: “Il carcere, che tu sia innocente o colpevole, è sempre e comunque un inferno”.
A cura di Susanna Picone
15 CONDIVISIONI
Immagine

“Il carcere, che tu sia innocente o colpevole, è sempre e comunque un inferno”: a mettere queste parole nero su bianco è Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso nel 2010 la giovane Yara Gambirasio a Brembate Sopra. Bossetti, che dal giorno del suo arresto continua a ribadire la sua innocenza (ma due giorni fa si è visto negare ancora una volta la scarcerazione), ha inviato una lettera al quotidiano Il Giorno. Ha risposto ad alcune domande del quotidiano con una sorta di memoriale-sfogo: quattro facciate di foglio protocollo scritte a mano a cui ha pensato anche di dare un titolo, “Pensieri, emozioni, difficoltà e speranze mentre trascorrono i mesi in carcere”. Lo ha fatto appunto raccontare la sua vita dietro le sbarre e per ricostruire la sua verità. Nella lettera ricorda i primi mesi di detenzione e l’ostilità degli altri detenuti. Delle giornate trascorse a guardare il muro dal suo materasso. “Io – scrive Bossetti – vedo la mia faccia in tv ogni ora di ogni giorno, vedo mia moglie e i miei figli assediati dai giornalisti, vedo mia madre insultata per strada, mia sorella picchiata e minacciata”.

Massimo Giuseppe Bossetti: “Non ho alcuna fede”

Racconta di trascorrere le sue giornate in carcere dormendo “più di quanto abbia mai dormito in vita mia” e dice di non credere in nulla. “Non ho alcuna fede al momento – così il presunto assassino di Yara – non ne ho nella giustizia, che si è dimostrata ottusa, non ne ho negli uomini, che si sono dimostrati senza cuore, non ne ho nella preghiera, che per ora si è dimostrata inutile”.  “Ho solo fiducia in me stesso e nella mia assoluta verità”, è quanto si legge alla fine della lettera di Bossetti. Il muratore di Mapello, nella sua missiva, ha nominato anche i genitori della vittima. “Cosa posso dire ai genitori di Yara? Nulla!! Perché solo se io fossi il colpevole potrei dirgli qualcosa ma io non li conosco, non so chi fosse Yara, non ho idea di cosa loro pensino. Sono sicuro che la loro sofferenza è grande, ma perché io ci sono finito di mezzo? Cosa c’entro io?”. Secondo Bossetti, la Procura si è fissata su di lui senza seguire nessuna altra pista: “Nulla mi può confortare da questo! Credete che basti una Bibbia, due lettere e un paio di visite della famiglia a togliere l’angoscia che ho addosso? Essere stato incastrato, essere il capro espiatorio, essere sacrificato in televisione come l’orco, il mostro?”.

15 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views