Yara, l’uomo che ritrovò il corpo: “Quel giorno vidi una persona, somigliava a Bossetti”
Era il 26 febbraio del 2011 quando Ilario Scotti scoprì il corpo senza vita di Yara Gambirasio in un campo di Chignolo d'Isola, in provincia di Bergamo. Ebbene, a oltre quattro anni da quel giorno Scotti ha rivelato nuovi importantissimi dettagli che rischiano di complicare ulteriormente la posizione di Massimo Bossetti, l'unico indagato per l'omicidio della 13enne di Brembate: "Di solito andavo in quel campo a far volare il mio aeroplano radiocomandato, e non vedevo mai gente, tranne qualche genitore che insegnava a guidare ai figli che volevano prendere la patente – avrebbe riferito l'uomo agli inquirenti, per poi aggiungere -. Per questo quel giorno notai un uomo, che somigliava a Bossetti, aggirarsi intorno al campo su un'auto come se volesse controllare qualcosa". E' Blitz Quotidiano a riportare i nuovi particolari sulla vicenda. Ilario Scotti, infatti, avrebbe aggiunto: "Appena vidi il corpo pensai che fosse un manichino, poi mi sono reso conto che era di una persona molto giovane, ma non sapevo stabilire se fosse un ragazzino o una ragazzina. Ho chiamato il 113 e mentre attendevo l'arrivo della polizia vidi quest'auto andare e venire dalla strada adiacente al campo".
Recentemente il settimanale "Giallo" ha riportato la notizia secondo cui tra il 21 e il 28 novembre del 2010, ovvero nei giorni in cui Yara Gambirasio venne assassinata, Massimo Bossetti non telefonò mai alla moglie Marita Comi. Nessun sms, nessuna telefonata: come mai? Sarà il muratore a doverlo spiegare nel processo a cui verrà sottoposto a partire dal prossimo 3 luglio: "Nel corso degli interrogatori – si legge su “Giallo” – Bossetti ha parlato dei rapporti con la moglie, definendoli inizialmente idilliaci e poi giustificando i periodi in cui non erano stati rivelati contatti con alcuni litigi. L’importanza di ricostruire i rapporti con la moglie risiede nella necessità di reperire tracce di situazioni legate al rapporto di coppia in grado di spiegare il movente latente del delitto”.